Nel 2010, prima di spostarci al sud, io e mia mamma abbiamo visitato un po’ Bangkok e dintorni, con l’aiuto di una mia cugina che ci fece un po’ da Cicerone. Uno dei posti in cui mi piacerebbe tornare è il Museo Erawan, nella provincia di Samut Prakan, poco lontano dal centro di Bangkok.
Si tratta di un luogo in cui religioni, tradizioni, credenze e arti differenti convivono pacificamente, senza però perdere la propria individualità.
L’edificio in cui si sviluppa il museo è stato costruito da Lek Viriyapant, conosciuto anche come Kun Lek, un eccentrico e facoltoso uomo d’affari appassionato d’arte e interessato a preservare la cultura thailandese – oltre al Museo Erawan, è stato il fondatore dell’enorme museo Ancient Siam, realizzato sempre nella provincia di Samut Prakan, che occupa circa 320 ettari di terreno, in cui sono state realizzate diverse copie di edifici disposte in ordine cronologico a seconda dello stile di architettura applicato.
Il Museo Erawan è costituito da un edificio alto complessivamente 43,60 metri; quello che salta all’occhio però è sicuramente la parte a forma di elefante a tre teste, alta ben 29 metri, realizzata con ben 250 tonnellate di bronzo.
Il Museo fu realizzato anche per preservare la collezione di antichità di Kun Lek, e allo stesso tempo contribuì ad arricchire l’eredità culturale thailandese, permettendo anche alla popolazione di poter godere della visione di quei pezzi d’arte.
Il giardino
Prima di addentrarci nel museo, vi consiglio di dare un’occhiata al giardino decorato con statue mitologiche orientali, mentre nella parte perimetrale del museo è stato realizzato un piccolo stagno in cui è possibile per i visitatori lasciare dei fiori di loto.
La struttura
Secondo la tradizione indiana Hindu, il mondo si compone di tre parti:
- Il MONDO NAGA, o mondo sotterraneo
- Il MONTE MERU, o mondo degli uomini
- Il PARADISO TRAVATIMSA
Il museo è stato realizzato ispirandosi proprio a questa credenza, e la visita è stata pensata per procedere per tre edifici diversi, ognuno dedicato ad un mondo specifico.
Il Mondo Naga
L’area dedicata al Mondo Naga è relegata in uno spazio semi-interrato, a forma di mela. La scelta ricadde su questo frutto per collegarsi alla tradizione cristiana per cui questo frutto ha giocato un ruolo decisivo nel destino dell’umanità.
Piccola curiosità: nella Bibbia in realtà non si dice quale sia il frutto dell’Albero della Conoscenza di cui Adamo ed Eva si cibarono, tant’è che nella tradizione ebraica ci sono diverse ipotesi circa l’identità della pianta. È solo nel MedioEvo che l’innominato frutto diventa una mela, probabilmente per un errore di traduzione del termine “malum” che in latino poteva essere tradotto sia come “mela” sia come “male”.
In quest’area, che nel 2010 non era fotografabile (e non ho trovato alcuna foto su internet riguardo questa sala, mi dispiace), sono conservati diversi vasi cinesi delle dinastie Ming e Qing; è sempre in questa zona che è possibile rivedere le fasi della costruzione del museo, con tanto di fotografie e disegni progettuali.
Il Monte Meru
Il piano riservato al Monte Meru, o mondo degli uomini, vede arte occidentale e arte orientale mescolarsi sapientemente tra loro, portando con sé le proprie tradizioni e visioni del mondo.
All’interno di quest’area infatti sono presenti 4 pilastri, ognuno dedicato ad una religione precisa: Induismo, Buddismo, Cristianesimo e Buddismo Cinese. Ogni pilastro presenta delle incisioni che rappresentano gli eventi e i personaggi fondamentali di ogni religione.
Vi consiglio di procedere in quest’area con calma, e di guardare attentamente tutte le colonne: ogni pilastro infatti racconta una storia diversa, con uno stile e definizione delle miniature differente.
Dopo aver finito di ammirare le colonne, vi consiglio poi di dare un’occhiata attenta alle altre decorazioni presenti in questa sala; se fate attenzione noterete che sono realizzate con pezzi di ceramica provenienti da cucchiai, tazzine e altri utensili.
Anche i piatti e le scodelle rovinati sono stati utilizzati per le decorazioni, rompendoli in pezzi più piccoli per adattarsi all’area da ricoprire.
Procedendo con la visita, si comincia la salita verso il piano superiore, dove, dopo la prima rampa di scale, è possibile ammirare un piccolo tempio dedicato alla divinità cinese Guanyin, a cui Kun Lek era molto devoto.
Continuando la salita, si arriva nel piano rialzato, da dove è possibile ammirare il soffitto in tutta la sua bellezza. Il maestoso soffitto di quest’area è realizzato con diversi pezzi di vetro colorato, e se si osserva attentamente il centro, si possono riconoscere i diversi continenti riprodotti in questo enorme mappamondo sospeso.
Il Paradiso Travatimsa
La salita procede su una scala a chiocciola in legno, che conduce nella terza parte dell’edificio, direttamente nella pancia dell’elefante. Le pareti che ci accompagnano per la salita presentano dei disegni su sfondo blu, che evocano di quando Buddha riuscì a raggiungere il Nirvana.
Una volta arrivati in cima alle scale, ricordo che c’era una fredda brezza (proveniente dall’aria condizionata) che determina l’entrata in Paradiso.
‘atmosfera qui è molto tranquilla e rilassata, il soffitto a volta dipinto di un blu intenso, vede riportati i disegni delle diverse costellazioni, a simboleggiare il sistema solare.
Dalla parte opposta alle scale, diverse statue di Buddha, provenienti dalla collezione di Kun Lek, ci accolgono in silenzio. Le statue sono esteticamente diverse tra loro, in quanto sono state realizzate in epoche diverse.
Vi ricordo che la cultura thai permette di scattare foto con le statue di Buddha, mantenendo comunque una posa rispettosa (solitamente i thailandesi si inginocchiano per terra e cercano di evitare di porsi alla stessa altezza delle statue di Buddha; è infatti considerato irrispettoso porsi ad un “livello” più alto delle statue rappresentanti Buddha, ed infatti potreste vedere molti thai procedere carponi verso le statue, o camminare curvi, in segno di rispetto) ed evitando scollature eccessive o abbigliamento non adatto.
Il Mito di Erawan
Il nome indiano del dio elefante è Airavata, mentre Erawan è il nome con cui è conosciuto nella tradizione thailandese.
La tradizione Hindu dipinge Erawan come un maestoso elefante bianco dalle 33 teste;
ogni testa ha 7 zanne
e per ogni zanna ci sono 7 stagni
ognuno dei quali ha 7 fiori di loto.
Ogni fiore ha 7 boccioli
e ogni bocciolo ha 7 petali.
Su ogni petalo danzano 7 angeli
e ogni angelo ha 7 servitrici.
Come potete immaginare da questa descrizione, per un artista non doveva essere facile rappresentare questa creatura; ed è per questo motivo che spesso Erawan viene rappresentato solo con 3 teste.
Il dio Erawan era al servizio di Indra, capo degli dèi, e gli permetteva di viaggiare tra il Paradiso e la Terra, ed in particolare l’elefante bianco era associato con l’est e il sole.
Durante la guerra contro i demoni, Erawan fu cavalcato in battaglia da Indra stesso, il quale utilizzava il lampo come arma per combattere la siccità e portare la pioggia nel mondo degli uomini.
Il dio Erawan aveva il compito di attirare l’umidità dalla terra al cielo, da dove il dio Indra l’avrebbe restituita alla terra sotto forma di pioggia. Per questo motivo, Erawan è molto rispettato dalle popolazioni del sud est asiatico.
Questo luogo è un posto che lascia a bocca aperta per la sua capacità di riunire la diversità di pensieri, credenze, religioni e tecniche artistiche senza togliere importanza a nulla.
Il Museo Erawan è, almeno ai miei occhi, la dimostrazione che la diversità può arricchire, e che si può ragionevolmente entrare in contatto con culture molto diverse dalla propria senza dover perdere la propria identità, né imporre le proprie convinzioni e pensieri agli altri.
Per questo motivo mi piacerebbe riuscire a tornarci, e per questo consiglio a tutti di farci un salto, se vi capita di trovarvi a Bangkok; vi assicuro che non ve ne pentirete.
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