Se in Italia abbiamo abbandonato l’uso del latino durante la maggior parte delle messe cristiane già da diversi decenni (la prima messa in italiano risale al 7 Marzo 1965), tutte le cerimonie buddiste in Thailandia si svolgono ancora in Pali, lingua ufficiale del buddismo che sopravvive ancora oggi in diversi contesti.
Quante lingue si parlano in Thailandia?
Sebbene in Thailandia la lingua ufficiale sia il thailandese (e non l’inglese, come molti turisti pensano erroneamente), è possibile sentir usare anche altre lingue dai thailandesi.
Personalmente quelle che ho avuto modo di sentir parlare sono il Pali, la lingua usata dai buddisti durante le preghiere e le cerimonie corrispondenti alla nostra messa cristiana, e il Yawi, lingua usata perlopiù dai musulmani del sud della Thailandia.
Tralasciando i dialetti, ci sono poi molte altre lingue usate da popolazioni autoctone stanziate nel Nord e nell’Isaan (Nord-Est della Thailandia), ma oggi ci soffermeremo solo sul Pali.
La lingua ufficiale del buddismo: il Pali
Il Pali è la lingua ufficiale usata dai buddisti: in thailandese però il nome della lingua suona come una “B” (Pasa Balee = ภาษาบาลี).
Questa lingua è quella in cui fu compilato il canone buddista della scuola Theravada, ed è possibile riconoscere alcune caratteristiche comuni con il Sanscrito usato nei testi sacri dei Veda. Ciò nonostante, non è da confonderla con il Sanscrito classico, che invece è da considerare come un’altra lingua a parte.
Il Pali quindi è utilizzato da tutti i buddisti appartenenti alla scuola Theravada (il buddismo thailandese appartiene a questo ordine ), ed è ancora oggi utilizzato in diversi paesi asiatici. C’è però una curiosità: sebbene le parole siano le stesse in ogni paese, non esiste un alfabeto Pali unico per tutti.
Ciò significa che in Thailandia si userà il thailandese per scrivere il Pali, mentre ad esempio in India il Pali verrà scritto usando le lettere indiane.
Ogni stato in cui vengono pubblicati testi in Pali usano l’alfabeto nazionale di quello stato, affiancata alla trascrizione con le lettere dell’alfabeto latino.
Il lavoro della Pali Text Society
Il Pali infatti è stato studiato e curato dalla società di pubblicazione di testi londinese Pali Text Society, fondata nel 1881 per preservare questa lingua.
I testi realizzati dalla Pali Text Society riportano le traslitterazioni con lettere latine delle varie parole della lingua Pali; e sono stati realizzati sia dizionari e testi di grammatica usati come riferimento da tutti i buddisti dell’ordine Theravada.
Rapporti tra la Pali Text Society e la Thailandia
La Pali Text Society ha un rapporto molto stretto con i paesi in cui la religione ufficiale è il buddismo Theravada. In particolare, per quanto riguarda la Thailandia non possiamo non citare alcune collaborazioni avvenute nell’ultimo secolo.
Nel 1996 la società londinese e la fondazione thailandese Dhammakaya hanno firmato un MoU, sigla per “Memorandum of Understanding”, ovvero un accordo bilaterale, per una collaborazione che prevedeva di pubblicare l’intero canone Pali sotto forma di CD-ROM, per renderlo più facilmente accessibile.
Nel 2001 invece la Thailandia vede nascere l’organizzazione no-profit Fragile Palm Leaves, creata dalla volontà della Pali Text Society di ricercare e preservare antichi manoscritti buddisti ed evitare così che vadano perduti. La fondazione Fragile Palm Leaves prevede anche di realizzare delle scansioni digitali di questi manoscritti, in modo da renderli accessibili a traduttori e ricercatori senza dover utilizzare i testi originali.
Il nome di questa fondazione no-profit non è stato scelto a caso: Fragile Palm Leaves si può tradurre come “fragili foglie di palma”. Nel sud est asiatico erano infatti le foglie di palma ad essere utilizzate al posto della carta, soprattutto per i testi religiosi.
Esteticamente, questi testi si presentano come tanti listelli rettangolari bucati al centro e tenuti insieme da delle semplici corde.
Potete immaginare quanto siano fragili questi reperti, soprattutto tenendo in considerazione le temperature tropicali e i numerosi insetti che hanno contribuito alla distruzione di alcune di queste pagine.
Come “suona” il Pali?
Anche se non si conosce alla perfezione il thailandese, si può percepire che il Pali è una lingua completamente differente da quella ufficiale utilizzata dai thai.
Spesso nelle preghiere le parole sembrano scandite pronunciando ogni sillaba in maniera chiara, e a volte può suonare alle orecchie come un qualcosa di macchinoso e meccanico.
Qui di seguito vi lascio una breve preghiera da recitare prima di dormire: a schermo troverete le parole scritte con le lettere thailandesi, ma noterete moltissime vocali brevi (soprattutto le A brevi ovvero -ะ ) e se confrontate i primi secondi di introduzione, in cui il monaco parla in thailandese spiegando l’argomento del video, ai successivi minuti di preghiera, noterete sicuramente la differenza tra le due lingue.
Se però siete curiosi sul significato, mi dispiace deludervi, ma non tutti i thailandesi buddisti vi sapranno rispondere con una traduzione letterale delle preghiere. Molti le hanno imparate a memoria, e ricordano vagamente il significato dell’intera preghiera, ma potrebbero non sapere tradurre ogni singola parola dal Pali al thailandese.
Monaci anziani e rispetto
Si dice che solo i monaci più anziani abbiano una vera conoscenza approfondita della lingua Pali. E quando dico “anziani”, non intendo l’età del monaco, bensì il tempo che quella persona ha vissuto come monaco.
All’interno del tempio infatti i monaci si distinguono non solo per la loro età anagrafica, ma anche dal numero di anni dalla loro ordinazione: poiché in Thailandia è possibile farsi monaci solo temporaneamente per alcuni periodi di tempo, questo dato si rivela molto importante e può spiegare perché i monaci-abate di alcuni templi abbiano un’età anagrafica inferiore rispetto ad altri monaci.
Sebbene viga sempre il concetto di “rispetto” (che abbiamo visto più nel dettaglio nell’episodio 19 del podcast), nell’ambito buddista in teoria ha più valore il numero di anni che si è vissuto come monaco rispetto all’età anagrafica.
Più anni si passano al tempio, e più si ha la possibilità di studiare la lingua Pali e i testi sacri buddisti. Ciò nonostante, in alcuni templi, per poter essere accettati come monaci, bisogna dimostrare di avere una buona conoscenza base dei termini Pali usati nelle cerimonie e riguardanti la dottrina, oltre a conoscere le preghiere.
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