Per chi crede che il Buddismo non preveda l’esistenza degli dèi, ditegli che si sbaglia: le influenze induiste in questa religione si sono portati dietro miti, leggende e credenze che sono rimaste fino ai giorni nostri.
In Thailandia non è affatto difficile vedere le statue dedicate ai Phaya Nak, non solo nei templi ma anche come decorazioni in alcune città.
Qui sopra potete infatti vedere la testa del Phaya Nak della città di Songkhla, che ha la caratteristica di avere la testa, parti del corpo e la coda situati in diversi punti della città: lo scopo era quello di invitare i turisti e anche la popolazione a “riscoprire” la città viaggiando alla ricerca di tutte le parti di questa creatura mitologica.
Qualche tempo fa inoltre è stata fatta una serie tv molto interessante che ho recuperato su consiglio di mia madre, e che aiuta a capire un po’ meglio queste figure e alcune credenze che sono legate a loro. Ma prima di cominciare, credo sia lecito rispondere a questa domanda: che cos’è un Phaya Nak?
I Naga
Con il termine “Naga” (termine Sanscrito) si intende quella razza di divinità o semidèi, a seconda delle tradizioni, che esteticamente ricordano un grande serpente, solitamente un cobra, con un lungo corno sulla testa.
Gli appartenenti a questa razza sono molto forti ed intelligenti, ed hanno inoltre la capacità di assumere una forma umana e una forma a metà tra le due, di cui vi parlerò tra poco.
I Phaya Nak o Phaya Naga
Il termine significa letteralmente “il signore dei Naga”, ed effettivamente nel telefilm di cui vi ho parlato QUI con questo termine si intendono i membri della “famiglia reale” dei Naga.
Si tratta di serpenti di dimensioni e forza superiori ai Naga, e sono rappresentati sia a una testa, sia a molte teste, solitamente 5 o 7. Si crede inoltre che questi Naga siano in grado di controllare le acque, in particolare quelle dei fiumi, creando inondazioni in grado di distruggere interi villaggi o garantendo la pioggia per assicurare raccolti fruttuosi.
La leggenda più conosciuta
Si dice che quattro giorni dopo che il Buddha Siddharta Gautama cominciò a meditare sotto l’albero della Bodhi (un fico sacro situato in India) il cielo si fece scuro per sette giorni e una portentosa pioggia cominciò a scendere sulla terra.
Il Phaya Nak di nome Mucalinda (nella leggenda non si dice se fosse un Phaya Nak o una Phaya Nak, ma sottointendendo il termine “serpente” mi rivolgerò ad esso come ad un “lui”) si avvicinò al Buddha e provvide a coprirlo per evitare che la pioggia potesse disturbare la sua meditazione.
E quando la pioggia cessò, il Phaya Nak assunse la sua forma umana, si inchinò davanti al Buddha, riconoscendone la vera natura, e ritornò al suo palazzo.
Vorrei qui fare una piccola parentesi, riprendendo un attimo la frase di apertura del post: se è vero che per i buddisti esistono dèi e semidèi, questi vengono considerati come esseri migliori rispetto agli esseri umani, ma non sono onnipotenti.
Anch’essi non possono sottrarsi alla legge della reincarnazione né al dolore dell’esistenza. Ed è per questo motivo che molte creature, come ad esempio i Phaya Nak, riconoscono la superiorità del Buddha, Colui che ha interrotto il ciclo del dolore ed è riuscito a raggiungere la perfezione.
In un altro racconto buddista la figlia del re Phaya Nak ebbe modo di ascoltare un sermone del Buddha e ne rimase talmente meravigliata da decidere di assumere la forma umana di un uomo per potersi far monaco e poter così meditare e cercare di raggiungere il Nirvana, interrompendo il ciclo delle reincarnazioni a cui neppure le semidivinità possono sottrarsi.
Quando gli altri monaci lo scoprirono, andarono subito a riferirlo a Buddha che, vista la forte volontà della Phaya Nak, non potendola ordinare come monaco, le concesse di rimanere a guardia del tempio, e di cercare di fare buone azioni così da poter rinascere nella vita successiva come umano, potendo così farsi monaco e portare a termine i suoi studi.
Ed è per questo motivo che si trovano spesso statue dei Phaya Nak all’ingresso dei templi buddisti.
I grandi “serpenti” dunque nella cultura thailandese sono visti solitamente in maniera positiva, ma, come nel telefilm NAKEE, può capitare di vedersi raccontare storie completamente agli antipodi rispetto alle leggende qui sopra; nel telefilm infatti la Phaya Nak viene temuta e venerata dalla popolazione: temuta, perché in passato fu in grado di distruggere completamente il loro villaggio, venerata perché comunque viene considerata come una madre, tant’è che per tutta la serie la sentirete chiamare “Madre Nakee” poiché con il suo controllo sull’acqua ha il potere di dare la vita e la morte al villaggio.
Non stupitevi di questa dualità, perché, personalmente, trovo che questo paese sia pieno di contraddizioni ma in fondo è proprio qui che sta il fascino della cultura thailandese.
Grazie per esser arrivati fino a qui, se vi va condividete con gli amici patiti di mitologia questo post; e noi, ci risentiamo al prossimo post!
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