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Canoni estetici thailandesi

Canoni estetici thailandesi
Photo by PhoominKun | Canva.com

Pelle bianca, liscia, perfetta. Capelli lunghi, curati, possibilmente tinti. Un bel sorriso dolce. Occhi con grandi pupille, anche a costo di usare delle lenti a contatto colorate, e naso pronunciato.

Si ha sempre una grande aspettativa su come devono essere le donne, anche qui in Thailandia. E se guardando la televisione si vedono sempre belle ragazze, la verità è che sono molto di più quelle che si nascondono, non riuscendo ad adeguarsi ai canoni estetici imposti dalla società.

L’idea di scrivere questo post mi è venuto dopo aver visto questo video – che altro non è che un video pubblicitario che mi è comparso mentre stavo guardando altro. Il video è in thailandese, ma è sottotitolato in inglese, vi consiglio comunque di dargli un’occhiata, per poi continuare a parlare più sotto.

La storia

Soprattutto in quest’epoca in cui l’apparenza è tutto – o almeno lo è sui social – ecco Lalin, la protagonista del video, molto seguita ed apprezzata sui social ma che non riesce a guardarsi serenamente allo specchio, preferendo indossare una maschera.

Dopo il suo trasferimento in Giappone, dove non è poi così strano indossare una maschera sul viso, viene contattata per tradurre una graphic novel da un ragazzo thailandese. I due cominciano a scambiarsi messaggi, ma quando arriva il momento di incontrarsi, Lalin si tira indietro, a causa di tutte le sue insicurezze, ed è qui che vediamo per la prima volta il vero volto di lei. Un volto pieno di brufoli e di imperfezioni. “Non sono pronta”. Queste le parole che scrive al ragazzo.

Lalin non è pronta ad un rifiuto, né ad un giudizio, sicuramente negativo, riguardo il suo aspetto fisico. Ma sarà leggendo la storia scritta dal ragazzo che Lalin scoprirà la verità: tempo addietro, era stata gentile con un ragazzo vestito da Babbo Natale, seduto in un angolo intento a scarabocchiare, ad una festa scolastica, preso in giro da tutti i compagni perché era considerato troppo grasso.

Lui le confessa infatti che è finito a indossare quel costume perché era il più grosso della classe, e che a causa delle derisioni, non aveva ancora toccato cibo quella sera.

Lalin, allora senza maschera, gli offre il suo hamburger, chiedendogli però un disegno in cambio, chiedendogli di scegliere il lato migliore di lei per il ritratto. Ed è allora che il ragazzo le ripone i capelli dietro le orecchie, come a volerle dire di non dover nascondere la sua faccia dietro di essi.

Lalin però si allontana senza vedere il disegno finito, a causa di una loro foto appena scattata dai compagni di classe e pubblicata sui social con la didascalia “il maiale marcito e il cadavere in decadimento” riferendosi a lui e lei.

Il ragazzo vede quella foto, ma continua il suo disegno, prendendo una decisione: cambiare. E se è vero che esteriormente lo fa cominciando ad allenarsi, in realtà il suo cambiamento è anche interiore; la frase trasposta nella graphic novel è molto semplice.

Egli dice che vorrebbe avvicinarsi alla luna (Lalin significa “luna”, come dice la ragazza a inizio video “in qualche lingua” – e no, non in thailandese) per sussurrarle all’orecchio di fregarsene del parere degli altri. Dopo aver compreso chi era in realtà quel ragazzo, Lalin lo insegue, senza riuscire però a raggiungerlo.

Ed essendo questa una pubblicità, non ci è dato sapere se le strade dei due si incontreranno ancora, o se Lalin prenderà davvero il coraggio a due mani per decidere di mostrare il suo vero volto, anche se questo dovesse comportare la perdita di tutti i “like” degli altri e farla sentire non apprezzata dalla società.

Canoni estetici thailandesi
Photo by grinvalds | Canva.com

In this life, I just want people to “Like” me. Is that so wrong?

In questa vita, vorrei solo che gli altri mi accettassero. È tanto sbagliato?

In questa frase, che personalmente suona molto meglio in inglese per il doppio significato della parola Like, usato sia per intendere i “like” alle foto sui social, sia inteso come “farmi piacere dagli altri / farsi accettare”, trovo che sia racchiuso un concetto molto importante, che va ad influenzare le nostre vite.

Troppo spesso non si ha sufficiente stima di sé per accettarsi per quello che si è, sia perché la società impone dei canoni troppo rigidi per riuscire a far sviluppare abbastanza amor proprio per accontentarsi di ciò che si è, sia perché gli altri sono sempre pronti a puntare il dito contro di noi, trovando infiniti difetti.

TROPPO MAGRO / TROPPO GRASSO
TROPPO FORMOSA / SENZA CURVE
TROPPO ALTA / TROPPO BASSA
PELLE TROPPO CHIARA / PELLE TROPPO SCURA

E si potrebbe andare avanti così, aggiungendo ai difetti estetici anche tutte quelle aspettative che la società si aspetta di vederci completare, come fosse una lista della spesa: avere il massimo dei voti a scuola, finire l’università in tempi decenti, trovare un buon lavoro, trovare un fidanzato, sposarsi, avere dei figli, comprare casa…

E, alla lunga, a forza di sentire sempre le stesse affermazioni, si finisce con il credere che effettivamente ci sia qualcosa in noi che non va.

Lalin è scappata fino in Giappone pur di lasciarsi indietro tutte le prese in giro di amici e conoscenti sul suo volto, pronta a ricostruirsi una vita con le sue regole – indossando sempre una maschera, anche quando è da sola a casa.

Ma non si può maturare senza affrontare i propri problemi, ed ecco che, alla prima occasione in cui le si chiede di incontrare qualcuno dal vivo, che potrebbe chiederle di togliersi la maschera (non fosse altro che, essendo l’incontro in un caffè, per bere o consumare qualcosa dovrebbe comunque togliersela), Lalin si tira indietro, trovandosi faccia a faccia con se stessa, davanti allo specchio, incapace di accettare quella ragazza che, come scopriremo tra poco, sebbene non abbia una pelle perfetta, ha un cuore generoso e gentile.

Canoni estetici thailandesi
Photo by Josep Suria | Canva.com

Solo finzione?

Come accennato prima, questo video non è altro che la pubblicità per una famosa clinica estetica thailandese, ma siete davvero sicuri che questi problemi non avvengano anche nella vita reale?

Da una parte qualcuno potrebbe anche dire che il paragone tra il ragazzo grasso e Lalin sia sproporzionato, perché per lui è “più facile” perdere qualche chilo andando in palestra, mentre per Lalin è quasi impossibile riuscire ad ottenere una pelle liscia e perfetta, dall’altra credo invece che il messaggio sia un altro.

Forse Lalin dovrebbe veramente recarsi in un centro estetico per vedere se può migliorare la situazione della sua pelle, ma la pubblicità non sta cercando di far leva sul “vieni da noi, e ti farai accettare dalla società”. In entrambi i casi migliorare il proprio aspetto fisico è un passo sul percorso di auto-accettazione di se stessi: se non ti piaci, cambia. Ma non cambiare per gli altri, fallo per diventare la migliore parte di te, fallo per amarti di più.

Did I sacrifice everything for myself, or for whom?

Ho sacrificato tutto per me stesso, o per chi?

L’astronauta della graphic novel ad un certo punto si chiede perché sta facendo tutti quei sacrifici, cosa si aspetta di trovare dall’altra parte, una volta raggiunti i propri obiettivi?

Credo sia sbagliato pensare che l’abbia fatto per Lalin, e personalmente credo che in primo luogo l’abbia fatto per se stesso. Dopo aver visto la foto pubblicata dai compagni di classe, il giovane decide di concentrarsi sulle proprie capacità e passioni; lo vediamo scarabocchiare su un tovagliolo di carta, e dopo lo troviamo con una graphic novel pronta per essere pubblicata e un carattere più maturo.

Per chi lo sto facendo? Per cosa lo sto facendo?

La risposta migliore è “per migliorare me stesso e per costruirmi una vita in cui essere felice. E se agli altri non dovesse piacere fanc**o tutti” (concedemi la licenza poetica questa volta, visto che effettivamente sono queste le parole esatte che vorrebbe dire a Lalin, riferendosi a tutte le male lingue sempre pronte a parlar male degli altri e a farti sentire una nullità).

Il suo approccio a Lalin è infatti molto delicato: non si presenta immediatamente come il suo vecchio compagno di scuola, bensì cerca di avvicinarsi in modo naturale, cercando di farla uscire dal suo guscio. Lui è riuscito ad imparare a vivere senza essere prigioniero dai commenti degli altri, imparando ad apprezzare e valorizzare le proprie capacità fino a pubblicare una graphic novel.

E vorrebbe che anche lei imparasse ad apprezzarsi così com’è, per il suo cuore gentile e la sua simpatia, senza nascondersi dietro a maschere o filtri.

Ma non è facile affrontare le proprie paure, soprattutto se si ha sempre avuto la disapprovazione generale delle persone; e una volta riusciti finalmente a farsi accettare, anche se ci si è dovuti nascondere dietro ad una maschera, chi vorrebbe tornare ad una situazione dove tutti sono pronti a puntarti il dito contro?

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Let me in Thailand

Uno dei miei programmi preferiti qui in Thailandia che circa un paio di anni fa mi teneva incollata al televisore ogni venerdì (se non ricordo male) era Let Me In Thailand.

Il programma era in collaborazione con la Corea, e i partecipanti erano tutte persone con problemi estetici, dovuti ai motivi più svariati. Dopo una breve presentazione tra due partecipanti, un’equipe di medici thailandesi e coreani sceglieva quale paziente avrebbe ricevuto i trattamenti, a seconda della difficoltà dell’operazione da eseguire e dell’impatto che avrebbe avuto sulla vita del paziente.

Molto spesso le persone che si sono presentate al programma hanno dichiarato di non avere abbastanza soldi per poter affrontare un’operazione chirurgica, e questa occasione permetteva loro di essere operati dai migliori medici coreani, nei migliori ospedali di chirurgia estetica della Corea.

La cosa più bella di questo programma è che all’operazione veniva affiancato anche un supporto psicologico per aiutare tutti i pazienti ad affrontare con serenità l’operazione e anche tutto ciò che comportava il post-operazione, con consulenze su come truccarsi, come allenarsi fisicamente e come migliorare il proprio modo di vestire e accettare il proprio corpo, oltre alla propria faccia.

Un’altra cosa molto importante su cui si cercava di lavorare con i partecipanti era far sviluppare loro un senso di fiducia in sé tramite lezioni di portamento, camminata e consigli su come sedersi, parlare con il prossimo.

Perché cambiare solo la parte esteriore non è sufficiente per rinascere, ma è necessario lavorare molto anche sul proprio modo di porsi e di socializzare. E se è vero che sentirsi belle o belli aiuta, avere un qualcuno che dia dei consigli personalizzati da poter attuare dev’essere davvero confortante in questo percorso di crescita personale.

Moltissime delle persone che hanno partecipato al programma hanno raccontato di come il loro aspetto fisico le abbia penalizzate sia socialmente, con gli altri studenti a scuola che in alcuni casi si rifiutavano di mangiare allo stesso tavolo con loro, sia lavorativamente parlando, con persone che si sono viste rifiutare un posto di lavoro perché “esteticamente non accettabili”.

Non si trattava quindi solo di essere esteticamente brutte/brutti, ma anche di lavorare sull’accettazione di sé, per darsi la possibilità di ricominciare una vita nuova, senza dover più aver paura di essere derisi e con la confidenza di potersi guardare allo specchio e riconoscere una persona di cui essere fieri.

Qui sotto vi lascio alcune immagini del “prima e dopo” l’operazione di alcuni partecipanti.

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Un problema non solo femminile…

Questo discorso l’ho fatto “dalla parte delle donne”, principalmente perché mi riesco ad immedesimare di più, ma ciò non vuol dire che gli uomini non siano soggetti anch’essi alle critiche da parte della società.
Ed infatti il programma Take Me In Thailand era aperto sia a uomini sia a donne.

Canoni estetici thailandesi
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In particolare, ricordo il caso di quest’ultimo ragazzo, che si presentò dopo svariati mesi di assenza per l’operazione e per la riabilitazione (3 o 4 mesi se non ricordo male, in cui non aveva potuto vedere nessuno dei familiari) a casa da sua madre, che non lo riconobbe subito.

Alla domanda del ragazzo “Mamma sono io, non mi riconosci?” la donna incredula, riconoscendo la voce del figlio, si è messa a piangere. Ma la scena più commuovente è stata quando il ragazzo ha rivisto in studio la sua fidanzata (trans), da cui all’epoca del programma stava insieme da più di 3 anni.

“Si è sempre presa cura di me, e anche se non è una donna, in realtà lo è. Ed è la miglior donna per me”.

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Ed in effetti è anche per lei che Noppajit ha trovato il coraggio di affrontare l’operazione e tutto ciò che è venuto dopo: è nelle difficoltà che si vede chi ci vuole bene per davvero, e non stupisce che, nonostante il cambiamento, il ragazzo abbia scelto di non abbandonare chi l’aveva sempre incoraggiato e apprezzato nonostante tutti i difetti fisici che potesse avere.

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