L’arte thailandese si esprime anche attraverso il racconto di storie, miti e leggende tramite le ombre di figure realizzate dalla pelle di bufalo, che prendono vita non solo per intrattenere, ma anche per insegnare qualcosa agli spettatori. Questi spettacoli sono chiamati Nang Yai e fanno parte della cultura thailandese del sud.
Significato del nome
Nang in thailandese significa “pelle” mentre Yai significa “grande”: ed in effetti le figure di pelle realizzate per questi spettacoli sono davvero molto grandi.
Le figure vengono fissate a dei paletti di legno per facilitarne il movimento da parte del marionettista, che è così in grado di far recitare il proprio personaggio in maniera più coinvolgente.
Le differenze tra Nang Yai e Nang Talung
I Nang Yai sembrerebbero inoltre derivare dai Nang Talung (dove Talung sarebbe l’abbreviazione per il nome della provincia del sud di Patthalung), in cui le dimensioni delle figure sono solitamente comprese tra i 15 e i 50 cm di altezza. Yai sarebbe quindi un riferimento alle dimensioni maggiori delle figure usate durante i Nang Yai rispetto alle dimensioni delle figure usate al sud.
La differenza di dimensioni influenza non solo il pubblico, ma anche i marionettisti: in entrambi i casi le figure in pelle vengono fissate su dei paletti per permettere ai marionettisti di muoverle, ma se per i Nang Yai infatti è necessario che anche il marionettista si muova insieme alla figura, nei Nang Talung spesso a venire mostrata è solo la figura, mentre il marionettista rimane nascosto nella parte inferiore del palco o a debita distanza dal telo-schermo.
Solitamente le figure dei Nang Talung hanno più bacchette che permettono di muovere indipendentemente gli arti e a volte anche la bocca dei personaggi, per dare loro maggiore libertà di movimento durante la rappresentazione.
Le origini
I Nang Yai esistevano già da prima della dinastia reale Chakri, fin dal Regno di Sukhothai (XV secolo), e durante il regno di re Borommatrailokanat, che regnò dal 1448 fino al 1488, esisteva una legge riguardante i Nang Yai.
Probabilmente facevano parte di uno degli svaghi per la corte reale, e furono molto apprezzati anche dalla dinastia successiva. Durante il regno di Re Chulalongkorn, Rama V, che regnò dal 1853 al 1910, fu costruito il tempio Wat Khanon, denominato anche Nang Yai Wat Khanon, perché qui si svolgevano spesso degli spettacoli di Nang Yai.
Il monaco abate Luang Pou Klom, monaco in questo tempio, ebbe poi l’idea di creare figure ancora più grandi, coinvolgendo in questo progetto l’artista Master Ang. Da questa collaborazione furono realizzate 313 figure, la maggior parte delle quali rappresentavano i personaggi del Ramayana.
Molte di queste figure furono rovinate durante la seconda guerra mondiale, e dopo la morte del monaco Luang Pou Klom e all’avvento di nuove forme di intrattenimento, come cinema e televisione, le figure dei Nang Yai furono dimenticate.
Almeno fino a quando nel 1989 la Principessa Sirinthon fece richiesta per la creazione di nuove figure che andassero a sostituire quelle rovinate dal tempo. Nel 1995 le figure originali furono riposte in teche all’interno del museo di Wat Khanon, mentre le nuove figure vengono attualmente utilizzate per gli spettacoli.
Sempre a Wat Khanon è possibile imparare l’arte di intaglio della pelle di bufalo per la creazione delle figure, e i bambini e ragazzi possono venire qui ad imparare a muovere le figure e per recitare.
Ed è interessante vedere come agli apprendisti non venga subito data una figura per esercitarsi, bensì un pezzo di legno di bambù. In questo modo, non si rischia di rovinare le figure, e i bambini e ragazzi possono concentrarsi sui propri movimenti (vedi video qui sotto).
Di seguito vi lascio un interessante video riguardante il teatro dei Nang Yai di Wat Khanon – è in inglese, dura meno di 12 minuti e vi permette di vedere degli stralci di cosa si intende per “teatro delle ombre”.
Le figure
Le figure dei Nang Yai sono realizzate lavorando a mano la pelle di bufalo, che viene tagliata, forata e colorata in alcune parti per realizzare personaggi della storia che verrà rappresentata.
La cura dei dettagli è impressionante: basti pensare a come tutte le decorazioni dei vestiti e dei gioielli siano riprodotte tramite puntini e tratteggi intagliati nella pelle di bufalo.
Dettagli che molto spesso non è possibile apprezzare durante gli spettacoli, sia perché si è magari concentrati sulla storia, sia perché le figure sono in costante movimento, ed è per questo che è consigliato andare ad ammirare le figure esposte nei musei e nelle, purtroppo poche, botteghe dove ancora si realizzano.
Le storie
I Nang Yai raccontano spesso storie tratte dalla mitologia indiana, spesso dal Ramayana, anche se attualmente è possibile trovare storie più “moderne” e con giochi di parole in thailandese che li rendono simili a degli spettacoli comici.
Uno spettacolo grandioso
Organizzare uno spettacolo Nang Yai richiede la collaborazione di tantissimi artisti: non è sufficiente avere i marionettisti, solitamente tutti uomini, che comunque non si limitano a muovere la propria figura in pelle, ma si muovono anche loro durante la rappresentazione, un po’ come succede nello spettacolo di marionette di Joe Louis di cui vi avevo parlato in questo post. Le storie dei Nang Yai vengono raccontate da un narratore e accompagnate da un sottofondo musicale realizzato spesso dal vivo da un’orchestra di strumenti tradizionali thailandesi.
Oltre al narratore, è previsto un’altra persona che si occuperà di dare voce ai dialoghi, in modo da permettere una migliore comprensione della storia. Solitamente i due narratori sono seduti alle estremità opposte dello schermo dove vengono proiettate le ombre.
Solitamente questi spettacoli sono allestiti in ampi spazi esterni, e lo schermo è composto da un telo largo circa 16 metri e alto 6 metri, decorato spesso con bordi rossi che mettono in evidenza il bianco del telo dello schermo.
Le fonti di luce sono posizionate nella parte retrostante dello schermo, e un tempo venivano utilizzati dei falò alimentati dalle noci di cocco, ma attualmente si utilizzano i faretti
Non solo in Thailandia
L’arte delle ombre non è un’esclusiva thailandese, e spettacoli simili a quelli del Nang Yai si possono trovare anche in Cambogia, Malesia e Indonesia.
Alcuni pensano che in realtà le vere origini del Nang Yai siano da ricercare in India, e che queste figure siano arrivate in Thailandia tramite le influenze indiane nell’isola di Java e in Malesia.
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