Quando si parla di meditazione, solitamente si immagina sempre la classica posa in cui si sta a gambe incrociate e con la schiena dritta, le mani appoggiate sulle ginocchia con i palmi rivolti verso l’alto. Una posizione stabile e fissa quindi. Oggi però parleremo invece di come è possibile meditare camminando. Perché in realtà, esistono molti altri tipi di meditazione. I monaci buddisti infatti praticano spesso anche la meditazione camminando, ispirati da ciò che faceva lo stesso Buddha.
Camminare in maniera distratta
Camminare è un’azione che eseguiamo quasi senza rendercene conto, come respirare. Si tratta di un qualcosa che facciamo in maniera automatica, e che ci richiede relativamente pochissimo sforzo.
Una volta deciso cosa si vuole raggiungere, le nostre gambe cominceranno a muoversi quasi autonomamente, lasciandoci la possibilità di concentrare i nostri pensieri su altro.
Quante volte vi è capitato di passeggiare verso una meta, che fosse semplicemente la biblioteca della vostra città, la piazza del mercato o la casa di un’amica, e arrivarci senza aver prestato attenzione ai dettagli che stavano sulla strada?
”Walking meditation” ovvero meditare camminando
Nel libro “The Pocket Thich Nhat Hanh”, in cui sono raccolte alcune delle frasi e dei concetti buddisti del monaco vietnamita Thich Nhat Hanh, c’è questa frase che può dare molto da riflettere.
While our bodies are walking one way,
Thich Nhat Hanh
our consciousness is tugging us in a different direction.
“Mentre i nostri corpi stanno camminando in una determinata direzione, la nostra mente (coscienza) ci tira in una direzione differente”.
Ripenso per un attimo alla strada da casa mia alla biblioteca di Villar Perosa: quante volte ho percorso quel tragitto! Eppure, so che per la maggior parte delle volte la mia mente non era con le mie gambe: magari stavo pensando al libro che stavo riconsegnando, cercando di ricordare cosa mi era piaciuto, oppure ero già a pensare al libro che avrei scelto e portato a casa.
A volte, se avevo con me il lettore mp3, mi limitavo a canticchiare seguendo le canzoni che si alternavano, prestando attenzione a ciò che avevo intorno solo se incrociavo qualcuno (cercando di capire se fosse una faccia familiare o meno), o quando dovevo attraversare la strada.
Camminare con coscienza
“Camminare come un Buddha” significa essere consapevole di ogni passo fatto. Per questo si parla di ”walking meditation” ovvero fare una ”meditazione camminando”.
Significa percepire la pianta del piede prendere contatto con il terreno, sentire il peso spostarsi dal piede fermo a quello che si è appena mosso.
Apparentemente, potrebbe sembrare un modo di camminare molto lento. Ma se riusciamo a sgombrare la mente e acuire i sensi per percepire il nostro corpo, non saremmo costretti ad andare a un’andatura lenta – anche se, ovviamente, ci vuole molta pratica per riuscirlo a farlo.
Camminare senza lasciarsi trasportare dai numerosi pensieri che affollano la nostra mente, ci aiuterà a camminare senza sforzo. Questo, perché la nostra mente sarà effettivamente nel “qui e ora”, e sarà concentrata nel percepire solo lo sforzo fisico del corpo, senza aggiungervi alcun sforzo mentale o stress.
Non è la strada in sé, ma ciò che pensiamo mentre la percorriamo
Immaginate di star andando verso un luogo in cui non volete andare: ogni passo che farete sembrerà molto più pesante perché lo farete controvoglia, pensando a ciò che vi aspetta in quel posto.
Ad esempio, questa sensazione può essere provata da un bambino che si reca a scuola, dove ci sarà ad attenderlo una verifica per cui non si sente preparato.
Il non voler raggiungere quel luogo, renderà il nostro camminare molto più faticoso.
Eppure, quando arriverà l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze, quella stessa strada potrebbe invece venir percorsa con felicità e leggerezza: ogni passo infatti avvicina quel bambino al momento in cui potrà finalmente salutare i banchi scolastici prima di potersi rilassare durante l’estate.
Il tragitto è sempre lo stesso, ma i sentimenti che proviamo possono cambiare di volta in volta, a seconda dei nostri pensieri.
Ecco quindi che, per scoprire davvero cos’è la sensazione di “camminare”, Buddha ci invita a liberare la mente e concentrarci sui nostri piedi.
Meditare camminando e concentrandosi sul respiro
Vi ho già parlato della meditazione Anapanasati in uno scorso post, e dell’importanza del respiro per riuscire a sgombrare la mente dai pensieri.
Uno degli esercizi consigliati per chi è interessato a meditare camminando è quello di espirare durante un passo, pensando “sto espirando. Sento il piede muoversi e appoggiarsi sul terreno”. Per poi inspirare, e muovere un altro passo, pensando “sto ispirando. Sento il piede muoversi e appoggiarsi sul terreno”.
Si tratta di una meditazione in cui si osserva il respiro, ma si aggiunge anche consapevolezza del movimento del proprio corpo. Non sono solo i piedi e le gambe a muoversi, ma anche le nostre spalle, le braccia e le mani.
Respirare e vivere nel “qui e ora”
Ispira. So che sto ispirando.
Espira. So che sto espirando.
Questa semplice consapevolezza permette di vivere appieno il momento presente, e di trovarsi effettivamente insieme al proprio corpo, liberi da problemi e stress.
Inizialmente, potrebbe essere necessario prendersi del tempo per riuscire a camminare con consapevolezza. I monaci buddisti sono abituati a camminare scalzi, e questo permette loro anche di percepire la differenza tra i vari materiali – legno, piastrelle, terra, sabbia – e di come i nostri piedi li percepiscono.
Ma anche camminare con consapevolezza indossando le scarpe può essere molto utile, per capire dove va a posarsi il nostro peso sul piede e su come la scarpa va ad agire sulla posizione naturale della pianta del piede e delle dita.
Tutti possono meditare
Thich Nhat Hanh inoltre ci ricorda una cosa molto importante: c’è un Buddha in ognuno di noi, e noi dovremmo lasciare che il Buddha possa camminare.
There is a Buddha in everyone of us, and we should allow the Buddha to walk.
Thich Nhat Hanh
Diamoci quindi la possibilità di provare la meditazione camminando, e ricordiamo che tutto comincia dall’osservazione del respiro: inspiro. So che sto inspirando. Espiro. So che sto espirando.
Non giudichiamo il nostro respiro, ma limitiamoci a guardarlo: inspiro; è un’inspirazione lunga. Espiro; è un’espirazione lunga. Inspiro; è un’inspirazione corta. Espiro; è un’espirazione corta.
La lunghezza di ogni nostro respiro può farci capire molto di ciò che stiamo vivendo e di come stanno la nostra mente e il nostro corpo.
Possiamo agire su di esso, come abbiamo visto in un vecchio post, oppure limitarci a guardare il respiro in maniera passiva, senza andare a modificarlo.
Il respiro è una cosa naturale, forse la più naturale che ci riguarda. Eppure passiamo così poco tempo a prestarci attenzione.
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