Sembrerà strano, ma in Thailandia potrebbe capitare di sentirsi chiedere: “ma tu hai paura dei fantasmi?”. Inizialmente pensavo che i miei colleghi mi stessero prendendo in giro, poi ho scoperto che non è così strano trovare dei thailandesi davvero terrorizzati all’idea di ritrovarsi faccia a faccia con un’entità soprannaturale.
Ricordo che da bambina vidi una pubblicità thailandese che mi fece ridere tantissimo: c’era un uomo in motorino che guidava, di notte, in una stradina abbastanza appartata. Il motorino si spegneva di colpo, e il tipo cercava di capire cosa c’era che non andava, quando una voce gracchiante sussurrava qualcosa, e quando il tipo si girava si ritrovava davanti a un fantasma e correva via gridando.
(Il fantasma nella pubblicità gli stava suggerendo quale parte del motorino si fosse rotta, lasciando intendere che volesse aiutarlo).
Una sera di qualche anno fa, sono andata a cena con dei miei ex-colleghi, e cominciando a parlare del più e del meno, è saltata fuori una storia di un po’ di tempo fa (non più di una quarantina di anni fa comunque da quanto ho capito), svoltasi in un hotel della città di Hatyai, di cui però non si è del tutto sicuri del nome.
I fatti di cronaca riportano che la stanza 409 vide entrare due persone, ma al momento di saldare il conto ce ne fu solo una a uscire da lì: infatti l’uomo aveva ucciso la donna (non so se fosse sua moglie, la sua amante o una prostituta) e l’avesse nascosta nel controsoffitto dove si trova l’aria condizionata.
A dire il vero di cosa successe davvero non si racconta più, quello invece che viene ancora menzionato è il fantasma di quella donna, ritrovata dopo un po’ di tempo, che si dice si aggiri ancora nell’edificio. Vera o no, questa storia è ancora molto popolare in giro, e sembrerebbe che l’albergo sia attualmente ancora aperto – non c’è da stupirsi che abbiano “insabbiato” il nome dell’hotel per evitare il fallimento.
Quello che a me stupisce sono le molteplici curiosità che ho sentito su questa storia: inizialmente avevo capito che l’albergo era stato demolito e che avevano (invano) cercato di vendere il terreno, e che i successivi tentativi di costruire nuovi palazzi erano sempre complicati da faccende interne o da inspiegabili fatti che si verificavano sul sito, eventi scatenati dal fantasma in cerca di vendetta.
In un secondo momento ho sentito che l’albergo esiste ancora, ma era stato chiuso per un certo periodo in cui aveva subito un passaggio di proprietà continuo, anche qui a causa di eventi strani che impedivano il fiorire di qualsiasi attività economica.
Adesso sembrerebbe che ci siano almeno due alberghi che potrebbero essere stati la “scena del delitto”, e molti tra i cittadini di Hat Yai dibattono fortemente su quale dei due sia realmente la sede del fantasma, cosa che abbiamo cominciato a fare anche noi quella sera a cena, poiché entrambi i nuovi hotel erano attualmente in ristrutturazione (doveva essere il 2015-2016 se non ricordo male) e avrebbero aperto pochi mesi dopo.
Fosse in Europa, questa potrebbe essere una utilissima strategia per pubblicizzare l’hotel, ma qui in Asia non è affatto così: vi assicuro che erano in molti tra i miei colleghi ad avere la pelle d’oca per colpa di quella storia, e certamente non era colpa della temperatura (che sebbene fosse sera, sarà comunque stata sui 27 gradi).
I Thailandesi sono veramente terrorizzati dall’idea di ritrovarsi davanti ad un fantasma e su Wikipedia c’è un elenco lunghissimo di fantasmi thai, ognuno dei quali ha caratteristiche che lo distinguono dagli altri, e un aspetto e capacità particolari.
Mi sono per così dire “appassionata” alla questione grazie ad un fortuito black out, avvenuto mentre lavoravo nel vecchio ufficio ad Hatyai; la stanza degli architetti era al secondo piano, e non avevamo finestre, per cui eravamo quasi completamente al buio (la stanza accanto aveva una finestrella che lasciava passare un po’ di luce), e un mio collega cominciò a raccontarmi storie di fantasmi thai di cui non avevo mai sentito.
E se da una parte io continuavo a dirgli di continuare, curiosa com’ero dalle leggende così diverse rispetto a quelle dei fantasmi occidentali, i miei colleghi se la diedero a gambe, scendendo al piano sottostante non appena le storie cominciavano ad entrare nel vivo.
Tenendo conto che diversi colleghi avevano parlato di rumori strani provenienti dal terzo piano, soprattutto la sera, non mi stupisce affatto che non ne volessero parlare più di tanto!
Anche i telefilm locali sono popolati di spiriti ed entità soprannaturali che terrorizzano non solo i bambini ma anche gli adulti: dai fantasmi dal collo lunghissimo che può allungarsi a piacimento, spiriti che possono girare la testa di 360 gradi, spiriti degli alberi dalle sembianze femminili, fantasmi immortali che mangiano viscere umane da cui traggono i loro poteri, e molti, moltissimi altri.
Le immagini qui sopra, vi mostrano le locandine di un film di quest’anno (n.b. 2019) che descrive proprio la storia di uno di questi fantasmi, la KRA-SUE, entità femminile che si nasconde tra gli esseri umani e che la notte deve “separarsi” dal suo corpo, e va in giro alla ricerca di vittime di cui mangiare le interiora – il KRASUE infatti è come quella che vedete nell’immagine a sinistra: una testa di donna con un cuore.
Personalmente non ho visto questo film, ma ho visto qualche puntata di un qualche telefilm di cui davano le repliche in tv dove era affrontata una storia con queste entità, dove la protagonista cercava di cibarsi di interiora di animali già morti, mentre l’antagonista, una volta divenuta KRASUE, di notte andava in cerca di vittime umane di cui cibarsi.
La particolarità di quella storia, era che la protagonista era divenuta KRASUE a causa di una maledizione di famiglia; prima di lei già sua madre era una KRASUE, e aveva dovuto abbandonarla per la vita del monastero, in modo da contrastare gli istinti dell’entità.
E sarà nel tempio che la protagonista scoprirà la verità, e percorrerà anche lei un percorso di meditazione per combattere l’entità.
Qui sopra invece vi riporto la locandina di un film del 2013 molto famoso (soprattutto perché il protagonista, Mario Maurer, è molto amato dalle ragazzine – e non ho idea del perché, ma qualche mia amica era convinta che fosse di origini italiane, mentre dalle interviste che ho letto dovrebbe avere origini cinesi/tedesche) di qualche anno fa.
Più che un horror, si potrebbe definire un Horror/Commedia poiché le scene comiche non mancano. L’intera vicenda si concentra sulla ricerca, da parte degli amici di Pee Mak/Mauro Maurer/protagonista della vicenda della vera natura della moglie.
Tratto da una leggenda, la storia è ambientata nel regno del Siam della metà del diciannovesimo secolo, e ve ne consiglio la visione anche solo per vedere i costumi e lo stile di vita dell’epoca (vi lascio qui sotto il trailer internazionale sottotitolato in inglese).
Attenzione! Se siete intenzionati a vederlo, mi raccomando non confondetevi con il film PEE NAK, uscito quest’anno, che parla sì di fantasmi, ma dello spirito del “PEE NAK”, che colpisce chiunque voglia farsi monaco di un determinato tempio.
Anche qui però i tratti della commedia si mescolano con l’horror, creando un film dalle atmosfere simili a quelle di Pee Mak (o almeno, così deduco dal trailer – tra l’altro credo che sarà uno dei film che cercherò di recuperare, più che altro perché vedere tra i tre “nuovi novizi” anche due gay, presuppone che darà un tocco di comicità in più al tutto).
Inoltre, vedere uno spirito che non ha paura dei monaci, contrariamente alle tradizioni, mi incuriosisce molto.
Di seguito, il trailer internazionale di PEE NAK.
Mi piacerebbe approfondire di più, ma i thailandesi preferiscono non parlarne affatto, temendo di attirare la loro attenzione. I fantasmi infatti secondo loro sono più vicini di quello che si pensa, e le credenze qui sono tali per cui la maggior parte delle persone crede che siano spiriti perlopiù maligni, in quanto morti prima del loro tempo oppure incapaci di accettare la loro morte e quindi bloccate in questo mondo senza possibilità di riposare in pace.
E credetemi se vi dico che dove si racconta che in una determinata casa o zona ci sia un fantasma, tutti si terranno alla larga e cercheranno vie alternative per evitare di passarci davanti.
Ricordo che in una via non molto lontano da dove abitavo ad Hatyai, mi hanno raccontato ci fosse una casa dove c’era uno spirito maligno, e se ci passavi davanti dovevi evitare di voltarti a guardare verso la finestra più alta perché il fantasma era lì in attesa di qualche distratto che lo guardasse.
Da quello che ho capito però ora non dovrebbe esserci più nessuna entità. Un po’ come nelle credenze occidentali i lupi mannari possono essere uccisi tramite l’argento e i vampiri allontanati con i crocifissi, i fantasmi thailandesi non possono nulla contro le statue di Buddha e i monaci. Per cui qualsiasi cosa benedetta nel tempio o preghiera o sermone recitato è utile per allontanare queste entità.
Nonostante la paura dei thailandesi verso i fantasmi, sia la radio che la tv sono popolate di programmi a loro dedicati: non solo fiction, ma anche racconti di storie vere di incontri paranormali, ovviamente trasmessi in orario notturno.
I due più famosi che ho anche avuto modo di seguire (la mia ormai ex collega in ufficio adorava ascoltare queste storie, per cui per un certo periodo ce le siamo ascoltate tutte) sono “THE SHOCK”, un programma radiofonico in cui le persone possono telefonare per raccontare quello a cui hanno assistito (solitamente ambientati in alberghi vecchi o in posti dove sono successe delle tragedie, come nelle zone di Phuket e Phang Gna che sono state colpite dallo tsunami), e “KON HUAD PEE”, un programma televisivo in cui alcune persone raccontano di presenze che continuano a presentarsi a loro cercando un aiuto da uno dei più conosciuti medium in grado di interagire con gli spiriti.
Non mancano poi celebrità invitate a esporre le loro esperienze. Ovviamente sta a chi ascolta decidere se crederci o meno, ma queste storie non possono non incuriosirmi, soprattutto perché non sono le solite “storie di fantasmi” che si possono sentire in Occidente…
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