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Ep. 10 Mueay – Nueay

MyFedesign Chiacchiere e Tea – un Podcast sulla Thailandia

Nell’episodio di oggi vedremo insieme due espressioni thailandesi dal suono simile, e che si riferiscono entrambe alla stanchezza. Si tratta di Mueay, usato per indicare la stanchezza fisica, e Nueay, usato spesso per indicare la stanchezza mentale.

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Buon ascolto (o buona lettura)!

Benvenuti sul podcast di MyFedesign. Io sono Fede, e sono qui per intrattenervi con qualche chiacchiera mentre sorseggio una buona tazza di tè caldo. Approfittatene per prendervi anche voi una pausa con me, oppure tenetemi come sottofondo mentre fate le faccende domestiche, o vi allenate, o fate qualche altra attività noiosa. In questa serie vi parlerò di alcune frasi e parole thailandesi particolari, perché non hanno una traduzione immediata, oppure perché non hanno un corrispettivo italiano. Se volete saperne di più sulla cultura thailandese, potete trovare altri post interessanti sul blog myfedesign.com. Ma basta perderci in chiacchiere, passiamo subito all’argomento di oggi.


Introduzione e alcune curiosità sul tè verde

Anche oggi vedremo una coppia di termini, dal suono molto simile ma che si riferiscono a due cose diverse. Si tratta di “Mueay” เมื่อย e “Nueay” เหนื่อย; entrambe le parole si usano per parlare di stanchezza, ma se Mueay è utilizzato per descrivere una stanchezza fisica, Nueay si usa invece quando si è stanchi mentalmente.

Per questo episodio mi sono preparata un tè verde puro, o almeno, sull’etichetta della bustina c’è scritto Green Tea Pure. Si tratta di un tè verde che ha preservato il suo originale sapore, senza venir influenzato da altri aromi o sapori.

Il tè verde è consumato molto in Asia, dalla Cina al Giappone, e anche la Thailandia non ne è da meno. Le foglie del tè verde non vengono fermentate, conservando così il loro colore verde.

La lavorazione di queste foglie prevede di lasciarle esposte al sole per qualche ora, per poi passarle al vapore per almeno 30 secondi, per inattivare alcuni enzimi, e poi asciugate.

Le fasi di asciugatura sono solitamente 4, e ogni fase ha una durata di circa 20, 40 minuti. Durante questi processi, l’acqua presente nelle foglie viene fatta evaporare, lasciando le foglie molliccie. Segue una fase di ripiegamento o arrotolamento, che può variare a seconda della varietà di foglie da tè utilizzate.

Infine, quando le foglie sono ben essiccate, possono essere raffinate, eliminando polveri e detriti, ed eventualmente tostate.

Consigli per preparare un buon tè verde

In passato, non ero una gran fan dei tè verdi. Quelli che preparavo io avevano un gusto troppo amarognolo, che non veniva coperto né dallo zucchero né dal miele.

Ammetto di esser sempre stata una persona che lasciava la bustina di tè nell’acqua per un’infinità di tempo, ed è stato solo grazie ad un’amica thailandese che sono riuscita ad apprezzare il tè verde.

Ricordo di essere andata a trovarla dopo un suo viaggio, forse ad Hong Kong se la memoria non mi inganna, e mi aveva portato come souvenir delle capsule di tè verde incartate in piccoli fogli di alluminio.

Fu lei a spiegarmi che il tè verde non è come il tè nero: si tratta di un tè delicato, e ci sono diverse cose da tenere a mente se lo si vuole preparare nel modo corretto.

Innanzitutto, non bisogna lasciare il tè verde in infusione per più di 3 minuti: dopo quel periodo infatti, le foglie di tè rilasciano degli enzimi che rendono il tè amaro.

Poi, bisogna evitare di utilizzare acqua troppo calda, poiché le temperature alte finiscono per distruggere gli aromi del tè, contribuendo a renderlo piuttosto amaro.

La temperatura ideale è di 70°C, il che significa che dopo aver fatto bollire l’acqua, si deve lasciare la brocca a raffreddare un po’ prima di poter passare all’infusione delle foglie di tè.

Presi mentalmente nota di tutti quegli accorgimenti, e ricordo che il tè che mi preparò quel giorno era davvero buono. Quando provai a rifarlo a casa, seguendo le sue indicazioni, riuscii finalmente a fare un buon tè verde.

Credo che fu allora che cominciai ad appassionarmi davvero ai tè, e a cominciare a fare più attenzione alle varie tipologie (tè verde, tè nero, tè bianco) quando al supermercato facevo le mie scorte.

Un fumetto sul tè: The Duchess’ 50 tea recipes

Anche se credo che la maggior parte delle mie conoscenze in materia al momento derivino da un fumetto che ho letto online, che si intitola “Le 50 ricette di tè della duchessa”, in cui una giovane ragazza coreana un giorno si sveglia in un mondo alternativo, ambientato in epoca medioevale, in cui l’aristocrazia dell’epoca beve solo caffè e guarda con disdegno i tè.

Sarà grazie alla sua passione per il tè che la protagonista riuscirà a far scoprire ai nobili le proprietà di questa bevanda, oltre che a rendere il momento del tè una piacevole pausa da condividere con le persone più care.

Inutile dire che in ogni capitolo del fumetto viene presentato un tè nuovo, con tanto di informazioni sui processi di ossidazione o essiccazione, abbinamenti ottimali, temperatura e tempo di infusione… insomma, una vera chicca per gli appassionati di tè che vorrebbero approfondire la conoscenza di questa bevanda leggendo una storia semplice e gradevole, invece di dover sfogliare manuali tecnici sulle piante da tè.

E, lo ammetto, l’idea di parlare di tè nel podcast arriva proprio da quel fumetto. Ah, se lo state cercando, non cercatelo in italiano, purtroppo, essendo un fumetto coreano, io ho trovato disponibile online solo la versione tradotta in inglese, ma se siete interessati il titolo dell’opera è “The Duchess’ 50 tea recipes”, ovvero “le 50 ricette di tè della duchessa”.


Mueay ovvero “sono stanco (fisicamente)”

Il termine Mueay significa letteralmente “fatica”. Si utilizza in ogni contesto in cui si prova una fatica fisica; dopo una corsa, è facile sentirsi dire che ci si sente “Mueay”, ovvero si hanno i muscoli delle gambe indolenziti.

Ma anche lavorare al computer può portare a sentirsi “Mueay”: in questo caso, questo termine ci fa capire che si hanno dolori alle spalle, al collo e alla schiena, dovuti allo stare troppo tempo seduti davanti al PC.

Dopo una giornata al mare, o una lunga passeggiata, si può esclamare esausti di essere “Mueay”; per questo motivo più che “fatica”, io lo traduco più spesso come “stanchezza”.

Oltre al semplice Mueay, è possibile aggiungere una parola per specificare in quale parte del corpo si è stanchi:

Mueay Ka-a = ho le gambe indolenzite (Ka-a significa gambe)
Mueay Ke-en = ho le braccia indolenzite (Ke-en significa braccia)
Mueay Ko-o = ho il collo indolenzito (Ko-o significa collo)
Mueay Tang-Tua = sono tutto indolenzito (Tang Tua significa tutto il corpo)

È anche possibile dire “Mueay Pa-ak”, ovvero “ho la bocca indolenzita” che ha il significato di “non ho voglia di parlare” o “sono stanco di parlare.”

Attenzione però : spesso chi usa questa espressione non vuole sottintendere che non voglia parlare di qualcosa perché ci vuole tenere un segreto o perché ce l’ha con noi. Per queste intenzioni ci sono altre espressioni, come ad esempio “Mai Bo-ok”, che significa “Non te lo dico”.

Mueay Pak è da inserire in un contesto del tipo “oggi sono stato in riunione tutto il giorno e ho parlato per tutto il tempo, non ho più la forza di parlare con nessuno, voglio solo un po’ di silenzio”.

O può anche essere usato come forma di rimprovero scherzoso quando, tornati a casa, i genitori prendono in giro la figlia che è stata tutto il giorno fuori chiedendole se ora è silenziosa perché ha chiacchierato tutto il tempo con le amiche.


Nueay ovvero “sono stanco (mentalmente)”

Ma più che Mueay, il termine che si può sentire più spesso esclamare dai thailandesi è Nueay, ovvero “sono stanco”.

Inizialmente, quando mi sono trasferita qui, non conoscevo il termine Mueay, e pensavo che Nueay fosse come il termine italiano stanchezza, e che includesse quindi qualsiasi condizione che portasse ad un’indebolimento in seguito a uno sforzo fisico o mentale.

In seguito però, mi sono resa conto che i thailandesi fanno una differenza di base tra ciò che è la stanchezza fisica e quella mentale.

Molto spesso infatti, la parola Nueay viene utilizzata per indicare solo un momento di stanchezza mentale, senza che ci siano risvolti sul piano fisico.

Attenzione: ho detto molto spesso. Può capitare di sentire parlare di sentirsi Nueay anche in situazioni in cui si potrebbe pensare si parli più di una stanchezza fisica rispetto ad una stanchezza mentale.

Ci sono poi contesti in cui la parola Nueay riguarda entrambe, ad esempio, si può essere Nueay perché ci si sta allenando ad una gara. In questo caso, si starà parlando non solo della stanchezza fisica dovuta all’allenamento, ma anche dello stress mentale di volersi posizionare bene o di arrivare tra i primi 3 classificati.

Nueay: i significati nascosti

La semplice parola Nueay può racchiudere un’infinità di opzioni. Mi è capitato una volta di vedere un mio amico un po’ giù, e quando gli chiesi cosa c’era che non andava, mi rispose che era “Nueay”.

Era stanco. Stanco della situazione lavorativa in cui si trovava, stanco dei problemi che non lo lasciavano in pace, stanco delle domande che continuava a farsi sul futuro. Fisicamente stava bene, ma mentalmente era davvero stressato.

Non c’era stato bisogno di spiegare ogni singolo problema che gli causava stress; era bastata la parola Nueay a spiegare tutto al posto suo.

Perché spesso i thailandesi usano il termine Nueay anche per sfogarsi: sono talmente Nueay, che sono arrivato al limite.

Mi è capitato diverse volte di rispondere a degli amici che, se erano davvero così Nueay di una certa situazione, allora l’unico modo per uscirne era fare qualcosa. E spesso, questo stesso consiglio l’ho dato anche a me stessa.

Riconoscere di essere Nueay Maak e Nueay Maak Maak, ovvero “sono molto stanco” e “sono stanco morto”, sono esclamazioni che ci portano a capire che la situazione sta degenerando e che, se non vogliamo impazzire, è meglio prendere l’iniziativa e operare qualche cambiamento nella propria vita.

Cambiare lavoro, parlare apertamente di un problema, affrontare una determinata persona che ci sta creando un sacco di paranoie. Oppure accettare la situazione con rassegnazione, tagliare definitivamente i rapporti con qualcuno, cambiare ambiente e stile di vita.

Sentirsi davvero Nueay spesso significa riconoscere di essere arrivati ad un punto di non ritorno, e di essere coscienti di voler fare qualche cambiamento nella propria vita per uscire da quella situazione stressante.


Distinzione tra “stanchezza” e “stress”

Probabilmente c’è chi dirà che anche in italiano c’è questa distinzione e che quindi si potrebbe collegare la parola Mueay con l’idea di “sono stanco”, e Nueay con l’idea di “sono stressato”.

Però, personalmente, in italiano ho sempre utilizzato la frase “sono stanca” più che “sono stressata”, anche in situazioni in cui si trattava di una stanchezza mentale, e non fisica.

Magari è solo una cosa mia, quella di non aver mai fatto distinzione in italiano tra questi due tipi di stanchezza, ma aver riconosciuto questa distinzione in thailandese, con i due termini Mueay e Nueay, mi ha fatto parecchio riflettere.

Plìa-a ovvero, la stanchezza fisicamente
provocata da una malattia

Anche perché in realtà esiste un terzo termine thailandese relativo alla stanchezza, Plìa-a เพลีย.

Plìa-a si utilizza per descrivere il senso di spossatezza che si ha quando si è malati. Se si sta male, e ci si fa visitare da un medico thailandese, questi chiederà quasi sicuramente se ci si sente Plìa-a: non si tratta di stanchezza mentale, ma fisica.

Plìa-a e Mueay quindi si riferiscono entrambi a una condizione fisica, ma su una scala di gravità, Mueay è molto più leggero rispetto a Plìa-a. Mueay significa provare un indolenzimento che nel giro di poche ore, o al massimo un giorno, passerà. Sentirsi Plìa-a invece significa stare talmente male fisicamente da muoversi con molta fatica, poiché si sente una stanchezza perenne addosso.

Sentirsi Plìa-a non sempre comporta a essere anche Nueay; ad esempio, uno può avere una febbre alta, che gli rende difficile alzarsi dal letto, ma essere mentalmente lucido da pensare di voler leggere un libro o guardarsi un film. E di solito non riuscirci perché il suo corpo è troppo stanco per permettergli di rimanere sveglio.

Essere Plìa-a è molto stressante, anzi, frustrante, soprattutto se la situazione si protrae per diversi giorni. Ma sapere di essere Plìa-a ci permette anche di capire che cosa dobbiamo curare: se è il nostro corpo ad essere stanco, allora dovremmo concentrarci su di esso.

Se invece siamo Nueay, allora dovremmo concentrarci sulla nostra mente, perché evidentemente è il nostro spirito a non stare bene.


I diversi significati thai del “Sono stanco”

Se cerchiamo su Google traduttore il significato in italiano dei tre termini Plìa-a เพลีย, Mueay เมื่อย e Nueay เหนื่อย possiamo vedere come Google traduca tutte e tre le parole con “stanco”.

Eppure dietro a queste tre semplici parole si nascondono tre significati differenti: Plìa-a è l’essere stanchi fisicamente a causa di una malattia, Mueay è l’essere stanchi fisicamente a causa di uno sforzo fisico, ma questa condizione ha solitamente una durata limitata nel tempo, da poche ore a pochi giorni. Infine Nueay è l’essere stanchi mentalmente, anche se può capitare che venga utilizzato in contesti in cui si parla sia di stanchezza fisica sia mentale.

A seconda di come ci si sente, si può anche agire con coscienza su ciò che ci fa stare male, concentrando le nostre energie e le nostre cure di conseguenza.


Una canzone invece di una fiaba

C’è una canzone molto carina che spesso mi viene in mente quando penso alla parola Nueay. La canzone si chiama “Nueay Ko-o Pak, Mai Ruk Ko-o Po-o”, ovvero “se sei stanca riposati, ma se non ti ama lascia perdere”.

Ed in effetti c’è questa convinzione in Thailandia che se uno è davvero Nueay deve prendersi una pausa, fermarsi e riposare mentalmente prima di fare qualsiasi altra cosa.

Dal titolo della canzone si capisce facilmente che la canzone parla di una storia d’amore.

Il ritornello recita “Dì al tuo cuore di riposarsi se sei stanca, ma se lui non ti ama lascia perdere. Non devi aspettare di veder distrutte le tue speranze, non devi sederti ad aspettare mentre il tuo cuore si strugge. Dì al tuo cuore che è abbastanza, quanto lo vuoi ancora amare? Se lui non ti ama, se a lui non importa, non è meglio lasciarlo andare?”

Sì, è un video musicale di 12 minuti. Perché i video musicali thai devono raccontare una storia, quasi fossero dei cortometraggi per mostrare ciò che si nasconde dietro le parole di una canzone.

Riassumendo: lei ama il suo migliore amico, lui però ama un’altra che però si trasferisce all’estero per un periodo, lasciandolo così in attesa del suo ritorno. Lei cerca di consolarlo per quanto riesce, ma vederlo soffrire così per amore, sapendo di amarlo, non la aiuta affatto.

Lei arriva persino a scrivere delle finte lettere fingendo di essere l’altra ragazza, pur di vederlo sorridere nuovamente. Quando lui lo scopre ovviamente i due litigano, con lei che gli dice che era l’unico modo per farlo tornare in sé, e che non riusciva a vederlo così giù per una ragazza.

Lui allora le chiede di accompagnarlo a trovare la ragazza in questione, e i due litigano nuovamente quando trovano la ragazza insieme al suo nuovo fidanzato.

Lui, ancora più arrabbiato, le chiede se lei lo sapeva, e che se fosse stata davvero sua amica gli avrebbe impedito di andare fino lì solo per vedere il suo cuore spezzarsi.

Infine, lui le dice di non intromettersi più nella sua vita, e solo allora lei sembra capire le parole della canzone: riposati se sei mentalmente stanca di questa situazione, ma lascialo andare se se non ti ama, perché se resti continuerai a soffrire e ferire te stessa.

Ed è solo allora che lei decide di tagliare tutti i ponti con lui, consapevole di aver raggiunto il proprio limite di sopportazione.


Insomma, magari sono solo io, ma mi sembra davvero che dietro alla parola Nueay si nascondano molti più significati del semplice “sono stanco”.

Mai Nueay ovvero “non sono stanco”

Ma poiché le parole hanno un valore, mi viene in mente una frase che ripeteva sempre un mio amico, che sembra quasi in contraddizione con quanto detto fino ad adesso.

“Mai Nueay” ovvero “non sono stanco”.

In quel periodo ero molto stressata, e mi capitava spesso di dire che ero “Nueay”. Il mio amico era solito ripetermi “no, non devi dire di essere stanca. Avanti, ripeti “Mai Nueay, Mai Nueay!” “

Al che io gli chiesi perché dovessi negare di essere stanca se invece lo ero. Lui mi rispose sorridendo “Le parole possono influenzare i nostri pensieri. Se pensi di essere stanca, lo sarai anche se non lo sei realmente. Se ti convinci di non essere ancora stanca, invece, sarai in grado di superare i tuoi limiti, anche di poco, e diventare così una persona migliore”.

E questo amico era lo stesso di cui vi ho raccontato poco fa, quello che mi aveva detto, poco tempo dopo, di essere molto Nueay.

Evidentemente, per lui la parola Nueay doveva essere utilizzata solo quando non ce la si faceva davvero più, e non come semplice scusa per giustificare la propria improduttività o per farsi consolare dagli altri.

O forse era perché per lui quella parola aveva un significato particolare, o perché l’avevo sentito ripetere spesso “Mai Nueay”, che quella volta che mi disse invece di essere “Nueay” capii che si trattava di qualcosa di serio.

Insomma, dietro ad una singola parola non c’è solo il significato effettivo di quel termine, ma anche un modo di approcciarsi ad essa e di utilizzarla che può variare da persona a persona.


Grazie per essere arrivati fino alla fine di questo episodio del podcast di MyFedesign.

Oggi abbiamo parlato dei due termini Mueay e Nueay, usati rispettivamente per descrivere la stanchezza fisica e la stanchezza mentale.

Finalmente… il decimo episodio!

Ed eccoci arrivati alla decima puntata del podcast. Quando ho cominciato questo piccolo progetto l’ho fatto programmando solo i primi 10 episodi, con l’idea di voler analizzare più nel dettaglio alcune parole thailandesi che mi hanno da sempre colpito per il loro significato, e che pensavo potessero interessare anche chi volesse conoscere qualcosa in più sulla Thailandia e sui thailandesi, in particolare sul loro modo di pensare.

Ho voluto farlo con un podcast e non con un semplice post perché ci tenevo a farvi sentire la pronuncia dei singoli termini.

E visto che il podcast è stato ben recepito, penso proprio che porterò avanti il progetto ancora per un po’, ma penso di dovermi prendere un po’ di tempo per studiarmi almeno altre 10 parole o frasi da portarvi.

Se avete dei suggerimenti o delle idee, potete scrivermi sul blog myfedesign.com, sul video del podcast che trovate sul canale YouTube MyFedesign oppure mandandomi un messaggio sulla pagina Facebook o sulla pagina Instagram MyFedesign.

E mentre finisco il mio tè, vi auguro buona giornata e spero di rivedervi presto nei prossimi episodi.

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