Non credo di aver mai avuto problemi con la mia età anagrafica, eppure dopo i 30 anni il mio cervello si è come “bloccato” su quella cifra. 30 anni sono tanti, okay, non tantissimi, ma sicuramente si ha una mentalità ben diversa da quella di una decina di anni fa.
A vent’anni ero iscritta allo IED, piena di voglia di imparare, e contenta di poter finalmente seguire materie che mi appassionavano e che potevo mettere davvero in pratica. Ciò che sarebbe avvenuto dopo l’università era un mistero: un foglio bianco che avrei potuto dipingere come meglio volevo, a seconda delle infinite strade che avrei potuto seguire, in Italia, o all’estero.
A trent’anni, mi sono trasferita nella mia seconda città, Phuket, dopo aver passato 7 anni ad Hatyai, rimettendomi in gioco in un lavoro per cui non ero preparata, ma che ho saputo gestire al meglio, e che mi ha portato tante soddisfazioni (ma anche tanti mal di testa).
Sulla soglia dei 32 mi sembra di aver imparato moltissime cose, di aver fatto un sacco di esperienze, spero di essere diventata un po’ più matura, ma quel foglio bianco ora ha tante macchie di colori, un sacco di pastrocchi e più lo guardo, più non so quale sarà il risultato finale.
La visione della società VS la realtà
Molte persone si immaginano a 30 con un lavoro fisso, una casa e una famiglia, magari con un bambino se non già con due. A 30 anni bisogna essere andati via di casa, e dimostrare di essere diventati adulti responsabili, e bisogna aver trovato stabilità, sia in ambito lavorativo che in ambito personale.
Magari fosse così facile.
Quando ero piccina, pensavo che cucinare fosse una cosa da grandi, e che un giorno mi sarei svegliata e magicamente avrei saputo cucinare anche io alla perfezione.
Poi mi sono resa conto che nella realtà non funziona così: c’è bisogno di pratica per cucinare, e c’è bisogno anche di sbagliare per imparare a fare le cose per bene.
E spesso ciò che esce dal forno (o dalla pentola) non ha un bell’aspetto, come nei libri di cucina o nelle ricette di YouTube, però a volte è commestibile. A volte è proprio buono.
E poi ci sono quelle volte che i biscotti ti vengono belli, ma sono immangiabili.
Ecco quindi che non si può pretendere che si arrivi a 30 anni e magicamente si diventi adulti indipendenti, responsabili e pienamente consapevoli della strada che si vuole perseguire nella propria vita, sia quella lavorativa che quella privata.
E personalmente, anche se non ho “rispettato” i canoni imposti dalla società, io sono molto soddisfatta di dove sono ora. Ovviamente ci sono delle cose che avrei potuto fare meglio, o che avrei voluto evitare, e non dirò che, se avessi il potere di tornare indietro, non cambierei alcune cose.
Però non lo posso fare, e sinceramente, mi accontento di dove sono ora, sia come persona, sia come lavoro, sia come posto in cui vivo (anche se, lasciatemelo dire, Phuket non mi fa impazzire… però la casa dove stiamo adesso, delle tante in cui siamo passate negli ultimi anni, è la più carina e confortevole in cui ci siamo trovate).
Probabilmente la mia serenità sul fatto di avere 32 anni, vivere ancora con la mamma, non avere una famiglia mia, e senza una casa a nome mio qui in Thailandia si fonda anche sul fatto che, dopo l’università, non ho mai pensato troppo a quello che sarebbe successo, né mi sono fossilizzata sullo stereotipo: cerca lavoro / trova fidanzato / sposati / fatti una famiglia.
(Sarà anche che non ho mai partecipato a pranzi o cene di Natale in cui i parenti ti chiedono “ma quando la laurea / il fidanzato / la casa / ecc…”, per cui non mi sono mai dovuta preoccupare troppo di dover trovare delle risposte).
La vita a volte è troppo imprevedibile per i piani a lungo termine, e a chi mi chiede “come ti vedi tra 5 / 10 / 15 anni?” voglio rispondere “Non lo so. Vedremo che scelte mi porterà la vita”.
E allora… festeggiamo!
Ogni anno ho sempre desiderato fare qualcosa di “diverso” e speciale per il mio compleanno, come a volermi convincere che quel giorno fosse davvero speciale.
Una gita in un posto mai visto, o tornare in un posto che mi era particolarmente piaciuto, lasciare che fosse il mio stomaco a decidere il menù del giorno, vedere persone che mi sono particolarmente care, o semplicemente permettermi di oziare tutto il giorno sul divano…
A guardarmi indietro, adesso, in realtà non ho mai fatto nulla di eccezionale; si trattava perlopiù di ritagliarmi del tempo di qualità.
Perché mi è capitato diverse volte di lavorare durante il mio compleanno, da quando mi sono trasferita in Thailandia, eppure anche quei compleanni hanno avuto qualcosa di speciale: la torta gelato che i colleghi hanno comprato per festeggiare in ufficio, nonostante fossimo pieni di lavoro, una serata tranquilla dopo esser tornata a casa, oppure una passeggiata al centro commerciale il primo weekend dopo il compleanno, per il semplice gusto di uscire di casa.
E negli ultimi tempi, una parte della routine del mio compleanno prevede una bella coccola fatta di maschere per viso, capelli, un bel bagno caldo (se capita l’occasione di avere una vasca da bagno a portata di mano) con qualche dolcetto o cioccolatino a portata di mano, e un bel bicchiere di succo di frutta fresco da sorseggiare, e magari in sottofondo qualche video interessante da guardare sull’iPad.
Sì, sono una di quelle persone capaci di stare ore in ammollo in una vasca da bagno calda, con l’illusione che nessuno mi possa disturbare finché me ne sto lì dentro (nota: se davvero non volete essere disturbati, spegnete il cellulare!).
Un anno dovrò convincermi a regalarmi un giorno alla SPA, ma quel giorno ancora non è arrivato; mi piace coccolarmi nella comodità di casa mia (anche se sono ancora in affitto) o in una camera d’albergo, da sola, in tranquillità.
Eppure, ammetto che dopo aver letto l’articolo della mia amica Maria Chiara su theclaire.it sul fumigation treatment (vi consiglio di andare a leggerlo qui), l’idea di un bel “bagno di vapore medicato”, come lo chiama lei, mi stuzzica parecchio (sarà anche che stamattina mi sono svegliata sotto un diluvio, e faceva davvero freddo, tant’è che ho dovuto rispolverare il pile dal fondo dell’armadio – sì, ho un pile anche qui in Thailandia, che utilizzo spesso nella stagione delle piogge… okay che le temperature qui non si abbassano tanto come in Italia, ma io sono freddolosa, e se ho freddo, mi devo coprire).
Compleanno 2020
Quali sono i piani di quest’anno?
Nulla di speciale a dire il vero; in realtà più ci penso, e più mi vengono in mente tante idee diverse, prese qua e là dai ricordi degli anni passati, eppure quello che più vorrei fare quest’anno è stare un po’ tranquilla. E giocare ad Animal Crossing (lo so, ho un problema con questo gioco, ma mi rilassa tantissimo e mi diverte molto stare sulla mia bella isoletta).
Qualcuno potrebbe pensare che sia davvero un modo triste di passare il compleanno, ma non è anche questa una convenzione sociale? Chi decide cos’è divertente e cosa no?
E poi, una giornata all’insegna del relax, mi sembra tutto tranne che “triste”, anzi, potrebbe svoltarmi l’umore per tutta la settimana, e “darmi la forza di arrivare fino a venerdì”.
Insomma, sarà un giorno come un altro, però con uno scambio delle “priorità giornaliere”, dove, per una volta, mi occuperò di fare prima ciò che voglio, invece di ciò che devo fare. So che di solito non si fa così, ma, ehi, oggi è il mio compleanno!
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