L’ultima parola chiave che ho scelto per il mio 2019 è “Creatività”: come dicevo nel post dedicato a “sperimentare” (che potete recuperare QUI), ho sentito l’impulso di volermi lasciar andare, e ho sentito crescere in me il desiderio di vedere cosa posso fare quando non mi lascio condizionare dai pregiudizi su cosa sono in grado di fare e cosa, né dalla paura di creare qualcosa che agli altri possa non piacere.
Si tratta di un pensiero che è quasi arrivato all’improvviso, non saprei neppure dire quando si sia insinuato nella mia mente, ma mi è capitato sempre più spesso di domandarmi “come verrebbe questa cosa, se la reinterpretassi alla mia maniera?” “E se provassi a fare questa cosa così, cosa otterrei? Verrebbe davvero una schifezza, o magari potrebbe uscire qualcosa di buono?”.
Non mi sono posta queste domande solo in ambito lavorativo, ma anche su altre passioni come la scrittura – ne sono un esempio i miei esperimenti “parole in rima”, che hanno introdotto l’argomento di questi 3 post dedicati alle mie parole del 2019 – e il disegno: ho cominciato a fare doodles così, per il gusto di sperimentare e di creare qualcosa.
Alcuni li ho lasciati nell’iPad, altri che mi hanno convinto di più li ho pubblicati su instagram.
Creatività per me significa soprattutto lasciarsi guidare dall’istinto, senza pensare troppo: bisogna saper spegnere l’interruttore della razionalità per un attimo, giusto il tempo di chiudere gli occhi, fare un respiro profondo, riaprirli e fare il primo segno sul foglio, sia esso l’inizio di un disegno o una parola intorno alla quale andrò a scrivere qualcosa, sia esso in prosa o in rima.
Dopo aver cominciato, la razionalità deve riprendere le redini in mano, e portare il lavoro a compimento, cercando di dargli un senso, che può essere direttamente legato a quello che stiamo facendo – fare dei ghirigori che possono portarci ad un’idea per un mobile – oppure che dia uno scopo a quello a cui ci stiamo dedicando – faccio dei ghirigori per il solo gusto di farlo, per riuscire a rilassarmi e rimettermi al lavoro in modo serio per la prossima mezz’ora.
Personalmente non riesco a spegnere completamente la mia parte razionale, ma già riuscire a dare voce alla parte creativa senza pretendere nulla da essa è per me una grande conquista: se è vero che porsi dei traguardi è importante, così come delineare le tappe per raggiungerli, ma a volte bisogna anche sapersi “perdere” durante il percorso, così come durante i viaggi, decidere di andare per qualche stradina sconosciuta può portarvi a scoprire una gustosa gelateria, o una chiesa particolare, o ancora un panorama da togliere il fiato.
E ve lo dice una a cui piace organizzare i viaggi per bene, facendo piccole ricerche prima di partire, segnandosi su una mappa le cose da vedere e le distanze da percorrere.
Ma non è un caso se tra le parole che ho scelto c’era anche “Equilibrio” (potete recuperare il post dedicato QUI): bisogna saper dosare la razionalità e la creatività, la programmazione e l’imprevisto, tra la perfezione della programmazione e l’imperfezione della realtà.
E accettare l’eventualità di poter perdere tempo per fare qualcosa di tremendo o che non mi piacerà, è il primo passo per maturare: perché dietro ogni errore c’è la possibilità di capire meglio se stessi e i propri gusti, e perché il rischio di sbagliare è direttamente proporzionale alla possibilità di trovare invece un’idea “giusta”, quella che può delineare il nostro stile.
Perché credo che alla fine nel mio 2019 io voglia fare proprio questo: definire finalmente uno stile che possa sentire completamente MIO, e definire anche la direzione che voglio dare alla mia vita, e alla persona che voglio diventare.
E allora, buon viaggio a me, e buon viaggio anche a voi, qualunque sia la vostra meta per il 2019, spero che vi divertiate lungo la strada.
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