,

Come nasce il podcast di MyFedesign

Il dietro le quinte del podcast di MyFedesign
Mockup by Rawpixel | Envato Elements

La scorsa settimana ho pubblicato la decima puntata del podcast di MyFedesign. Oggi vorrei tirare le fila di questo esperimento, e raccontarvi un po’ del dietro le quinte del podcast.

L’idea

Una delle cose più singolari della Thailandia è sicuramente la lingua. Essendo il thailandese una lingua tonale, con tanti suoni che non esistono in italiano e che risultano quindi difficili da replicare per un occidentale, è molto facile sbagliare la pronuncia di una parola, e finire per dire fischi per fiaschi.

Ancora più facile è poi rimanere senza parole, poiché certi concetti presenti nella lingua thai non sono familiari con la mentalità e cultura italiana. Molto spesso nei miei appunti quotidiani, siano essi di lavoro o note prese al volo, o anche nel mio diario settimanale, mi ritrovo ad usare sia termini italiani sia termini thailandesi, per il semplice fatto che mi è “più veloce” e “più intuitivo” usare un termine thai invece di dover fare giri di parole in italiano.

Un po’ come certi modi di dire, che sono tipici delle varie regioni italiane e non comprese se pronunciate in altre zone, anche in thailandese ci sono diverse parole che potrebbero richiedere più di una semplice traduzione con un singolo termine.

In passato ho già scritto un post riguardante alcune delle parole più usate in Thailandia, ma un dubbio mi è sempre rimasto: sarà sufficiente SCRIVERE un post al riguardo? Non sarebbe meglio offrire anche un audio, in modo da sentire la corretta pronuncia del termine?

E sebbene al tempo in cui facevo queste riflessioni avevo già cominciato a fare video con mia mamma, mi sembrava che il video non fosse il mezzo più adatto per questa idea.

Fu così che mi dissi “beh, potrei provare a fare un podcast”. In quel periodo avevo da poco scoperto il mondo dei podcast, che mi avevano cominciato a tenere compagnia mentre lavavo i piatti, toglievo le erbacce in giardino, lavavo la gabbia dei criceti o correvo un po’ nel giardinetto davanti casa.

Il vantaggio del podcast era che non dovevo occupare il nostro salottino per le registrazioni video, e che quindi potevo registrarlo dove preferivo, scegliendo la stanza più silenziosa e occupandomi così solo dell’audio.

Il dietro le quinte del podcast di MyFedesign
Photo by karandaev | EnvatoElements

Il progetto

Porsi un obiettivo è importante, ma per riuscire a raggiungerlo è bene analizzare i diversi passaggi che portano al nostro risultato.

Non ero sicura né di dove pubblicare il podcast – anche se avevo già pensato di pubblicare una versione con un’immagine fissa sul mio canale YouTube, per renderlo facilmente rintracciabile da chi già ci segue per le lezioni di thailandese – né di quanto far durare il podcast senza far perdere l’interesse in ciò che volevo raccontare.

Perché non volevo limitarmi a pronunciare una parola e tradurla; volevo fare qualche esempio di utilizzo, e se necessario entrare più nel dettaglio spiegando il suo significato anche in correlazione con altri concetti della cultura thailandese.

Ci sono alcuni termini legati alla religione buddista che sono impossibili da capire per un occidentale, come ad esempio il termine Tambun, di cui vi ho parlato in questo episodio, e che viene utilizzato per rappresentare non solo le offerte materiali ma anche quelle spirituali che si fanno nei confronti delle altre persone, o anche il concetto di “Buat”, ovvero “farsi monaco temporaneamente”.

Il dietro le quinte del podcast di MyFedesign
Photo by microgen | EnvatoElements

Ricerca

Le mie amiche sanno che sono una gran chiacchierona, e che riesco anche ad inviare audio di più di un’ora per raccontar loro ciò che mi è successo, o semplicemente per fare quattro chiacchiere. Ovviamente, non potevo approcciarmi ai podcast con quella stessa mentalità e limitarmi a “parlare a braccio”.

Ho seguito così qualche videolezione sia su YouTube sia su SkillShare per rendermi conto di cosa comportasse realmente “realizzare un podcast”. E, naturalmente, ho anche ascoltato diversi episodi per farmi un’idea di ciò che viene realmente messo a disposizione degli utenti.

Ho ascoltato episodi in italiano, in inglese e anche qualcuno in thailandese. Ho cercato di capire cosa mi piaceva di quegli episodi, e ho analizzato un po’ la struttura dei podcast, per poter poi costruire i miei episodi sulla base di quella scaletta.

Il dietro le quinte del podcast di MyFedesign
Photo by Rawpixel | EnvatoElements

La struttura

Chi ha ascoltato tutti gli episodi, si sarà accorto della rigida scaletta con cui sono strutturati: si inizia ovviamente con una breve presentazione, per poi passare all’introduzione dell’argomento del giorno, seguito da una descrizione del tè che ha accompagnato la scrittura del podcast.

Nella sezione successiva approfondisco l’argomento, dando non solo una definizione e un corrispettivo italiano, ma anche dilungandomi un po’ in spiegazioni che potessero rendere chiaro il concetto di quella parola o frase. Spesso, in questa parte mi sono anche lasciata andare a riflessioni personali sull’argomento che a volte si allontanavano un po’ dal termine principale dell’episodio.

Infine si passava a una fiaba o un racconto che fossero basati su una mia esperienza personale o, come nell’ultimo episodio del podcast, su una storia raccontata in un video musicale. E per concludere l’episodio, i saluti finali con un piccolo riassunto di ciò che si era affrontato quel giorno.

Il dietro le quinte del podcast di MyFedesign
Photo by DragonImages | EnvatoElements

Pianificazione: la scelta degli argomenti

Una volta compresa la scaletta, sono passata finalmente alla scelta degli argomenti. Ho scritto una lista di parole e selezionato le prime dieci che mi sembravano più significative.

Perché solo 10?

Perché volevo essere sicura di portare a termine il progetto: come ho detto prima, porsi un obiettivo è importante, ma per riuscire a raggiungerlo è bene analizzare i diversi passaggi che portano al nostro risultato.

E temevo che limitandomi a dire genericamente di voler creare un podcast, alla fine non sarei riuscita a farlo con costanza. Così mi sono posta dei paletti: per ora, lo strutturo come se dovessero essere solo 10 episodi. Se poi la cosa dovesse andare bene, mi organizzerò per i prossimi facendo pochi passettini alla volta.

Ed ho fatto bene: avere un obiettivo specifico, ovvero la realizzazione di 10 puntate, mi ha aiutato a concentrarmi meglio sulle varie fasi del progetto.

Il dietro le quinte del podcast di MyFedesign
Photo by maxxyustas | EnvatoElements

Gli strumenti tecnici

Ora che avevo delineato le linee guida del podcast, rimanevano alcuni aspetti tecnici da approfondire. Prima di tutto, come avrei registrato i vari episodi? Avevo già fatto un piccolo investimento per l’acquisto di un microfono quando avevo deciso di fare i video, quindi il problema dell’audio era già risolto: mi bastava collegare il microfono al cellulare, e usare una delle tante app di registrazioni disponibili su Google Play.

E per editare le tracce? Invece di utilizzare Da Vinci Resolve, che uso per montare i video, ho scoperto un’app semplice ed intuitiva, il cui nome è Audacity. La cosa migliore è che si tratta di un programma per Windows gratuito con molte funzionalità.

Ora veniva la parte difficile: che cosa avrei usato per la intro e la outro di ogni episodio? Non volevo usare uno di quelle canzoni senza copyright che si sentono spesso come sottofondo nei video su YouTube, volevo qualcosa di più particolare, e che richiamasse un po’ l’Asia.

Per fortuna, il sito da cui prendo le foto per i post ha una sezione apposita anche per suoni e musiche, e non solo. Su EnvatoElements infatti sono presenti moltissimi contenuti, da fotografie in alta risoluzione a grafiche, mockup, loghi, rumori e suoni. Grazie ad un abbonamento annuale, è possibile accedere a tutte queste opzioni, ed in più anche a tutte le foto che si possono trovare sul sito Twenty20.com.

Infine, c’era da decidere DOVE pubblicare il podcast. Ammetto che inizialmente pensavo di poterlo caricare semplicemente sul blog, ma ho presto scoperto che era meglio utilizzare una piattaforma dedicata, in modo da poterlo rendere disponibile su più piattaforme possibili.

Attualmente mi sento di consigliare caldamente RedCircle, la piattaforma di hosting gratuita ma con funzioni professionali, semplice da utilizzare e che offre anche un buon servizio di Analytics. RedCircle mi permette di pubblicare automaticamente ogni episodio su altre piattaforme, come Spotify, Apple Podcast e Google Podcast.

Attualmente mi sento di consigliare anche Castbox, altra piattaforma molto conosciuta in Thailandia (alcuni dei podcast thailandesi che seguo sono presenti solo qui) che permette di caricare gratuitamente i propri episodi.

Il dietro le quinte del podcast di MyFedesign
Photo by DC_Studio | EnvatoElements

Ed ora?

Ora che l’episodio 10 è stato pubblicato, sono qui che riprendo le carte in tavola e analizzo ciò che mi è piaciuto e ciò che voglio migliorare nei prossimi episodi, oltre che a pensare agli argomenti delle prossime puntate.

Sono molto soddisfatta del risultato, e ammetto di aver imparato io stessa molte cose nuove facendo ricerche per le varie puntate, andando a sbirciare anche sui forum thailandesi per avere conferma del significato di certe parole, scoprendo così che anche molti giovani thai ogni tanto si fanno domande riguardante il vero significato di certi termini.

Allo stesso tempo però ci sono cose che devo migliorare: ad esempio, le descrizioni su YouTube sarebbero da migliorare, e vorrei cambiare un po’ alcune grafiche.

So che solitamente i podcast prevedono la presenza di ospiti con cui approfondire gli argomenti, ma personalmente a me non dispiace ascoltare podcast con solo il presentatore. Inoltre, per il momento trovo molto più facile fare tutto da sola, e poi sarebbe molto difficile trovare qualcuno con una conoscenza del thailandese tale da permettere di analizzare i termini in maniera dettagliata o con una conoscenza dell’italiano tale da poter parlare tranquillamente nel podcast.

(Se vi state chiedendo perché non inviti mia mamma a partecipare, beh, perché di solito quando le chiedo di spiegarmi certi termini le nostre conversazioni avvengono in thailandese, e perché lei preferisce comparire nei video).

Lo so, i miei podcast al momento sono più simili a copioni recitati che a vere e proprie chiacchierate, ma vi assicuro che se parlassi a ruota libera non ne verremmo proprio a capo, perché mi perderei in digressioni e comincerei a raccontarvi un sacco di cose mano a mano che mi vengono in mente, finendo per perdere il filo del discorso.

In questo momento, penso proprio che i prossimi 10 episodi, ovvero dall’11 al 20, continueranno sugli stessi argomenti: ho ancora un sacco di parole di cui vi vorrei parlare, e credo che questo format sia proprio l’ideale per spiegare con cura le parole, dandovi anche la possibilità di ascoltare la pronuncia, e magari farvi qualche risata per qualche episodio capitatomi durante la mia permanenza ad Hatyai e Phuket.

Se avete idee o curiosità di cui vorreste leggere, potete lasciami un commento qui sotto: chissà, potrebbe essere l’idea per qualche nuovo contenuto!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *