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Come scegliere quali lingue straniere studiare da autodidatta

app per tradurre varie lingue
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Studiare le lingue straniere, in questo periodo storico, non è mai stato così facile. Uno dei vantaggi di oggi è infatti l’enorme potenziale dato da internet, che ci permette di accedere a corsi online per ampliare le nostre conoscenze. Per quanto riguarda le lingue, esistono tantissime App e corsi, spesso realizzati da madrelingua, che permettono di imparare una lingua straniera ad un ritmo personalizzato che si adatta alle nostre esigenze e tempo a disposizione.

Perché studiare più lingue straniere?

Conoscere un’ulteriore lingua oltre all’italiano permette di ampliare le proprie possibilità in ogni campo; ad esempio, personalmente trovo molto comodo sapere altre lingue per svariati motivi, ve ne cito solo alcuni per darvi un’idea:

  • posso leggere un libro che non è stato ancora tradotto in italiano;
  • è più facile trovare ebook scontati in lingua straniera;
  • posso seguire video tutorial per imparare programmi o per informarmi su altri argomenti che mi interessano;
  • posso trovare più risorse per risolvere problemi con il computer o con programmi specifici
  • posso accedere ad una galleria immagini molto più ampia utilizzando parole chiave in inglese rispetto ad usare l’italiano;
  • posso trovare ricette online più facilmente.

Oltre dal punto di vista funzionale, conoscere più lingue straniere può essere divertente perché permette di capire anche altri giochi di parole e modi di dire. Per non parlare della possibilità di capire i testi delle canzoni.

Per viaggiare poi, conoscere almeno l’inglese è indispensabile, a meno che non si scelga di spostarsi sempre e solo in compagnia delle guide turistiche.

Infine, conoscere almeno una lingua straniera permette di ampliare anche la propria mentalità, poiché durante lo studio di un’altra lingua solitamente si finisce per andare a studiare anche parte della cultura del paese in cui quella lingua è parlata.

bambino che fa i compiti
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Perché voglio studiare più lingue

Una cosa che mi ha sempre affascinato sono le espressioni intraducibili delle altre lingue: il fatto che in una lingua esistano dei modi di dire o delle parole che in altre lingue non possono essere espressi, se non con una lunga spiegazione, permette di ampliare davvero le proprie idee e di rivalutare non solo la cultura a cui ci si approccia, ma anche la propria.

Un’altra cosa che adoro è trovare anche le similitudini tra le varie lingue: ad esempio, ci sono diversi numeri coreani che assomigliano molto ai numeri thailandesi, e che mi hanno portato a chiedermi se ci siano stati dei legami tra questi due paesi al punto da influenzare non tutto il sistema numerico, ma solo alcune cifre.

Per quanto riguarda le lingue asiatiche poi, è molto interessante vedere quali parole inglesi sono state integrate: si tratta di oggetti che non esistevano in quel paese prima che gli occidentali li portassero, oppure il nome inglese è diventato così famoso da “cancellare” il vecchio nome originale?

Esempi di influenze inglesi in alcune lingue asiatiche (thailandese, coreano e giapponese)

Inoltre, per quanto riguarda frutta e verdura in Asia, scoprire che in una lingua un determinato frutto ha un nome differente rispetto a quello inglese ci permette di capire che questi cibi erano presenti in quel paese molto prima dell’arrivo dei coloni. Ad esempio, le banane in thailandese si chiamano “Kluay” (กล้วย) mentre sia in Giappone sia in Corea si utilizza il termine inglese “Banana”, scritto rispettivamente バナナ [giapponese] e 바나나 [coreano].

Invece le mele in Thailandia non erano conosciute, per cui il loro nome thailandese è stato adattato dall’internazionale “Apple” ( แอปเปิ้ล ), mentre in giapponese il termine per mela è “Ringo” りんご e in coreano è “Sagwa” 사과 il che mi porta a pensare come le mele fossero già conosciute nei rispettivi paesi prima che le popolazioni venissero a contatto con gli occidentali.

bambina ad una lezione online con la maestra di inglese
Photo by valeriygoncharukphoto | Twenty20

Quali lingue straniere studio?

Attualmente, le lingue che studio sono 6: coreano, thailandese, spagnolo, francese, giapponese e inglese. So che può sembrare presuntuoso pensare di riuscire a studiare contemporaneamente 6 lingue, ma il mio scopo non è quello di padroneggiarle tutte e 6 alla perfezione.

Ammetto che ho sempre invidiato un po’ i poliglotti, che riescono a parlare perfettamente cinque o più lingue senza problemi, e a dire il vero non ho mai pensato di voler diventare poliglotta da bambina.

C’è una motivazione che mi spinge a voler studiare ognuna di queste lingue.

Thailandese 🇹🇭

skyline di bangkok
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Premessa: sono nata e cresciuta in Italia, e in casa i miei genitori mi hanno sempre parlato solo in italiano. Ho cominciato a parlare davvero con mia mamma in thailandese solo dal 2010.

Ciò che mi ha aiutato però è stato il poter essere in contatto con la lingua thailandese sin da bambina: sebbene non lo capissi, avendolo sentito spesso durante le mie estati mi ha portato a prendere confidenza con i suoni della lingua thailandese, il che mi ha aiutato moltissimo con la pronuncia, quando ho cominciato a parlarlo per davvero.

Ovviamente, adesso ciò che voglio è migliorare la mia pronuncia e ampliare il mio vocabolario, non solo perché ora vivo in Thailandia, ma anche perché è una lingua che sento molto mia, perlomeno adesso.

La mia relazione con il thailandese è molto particolare: a casa mia mamma guardava la tv thailandese, ma io ci prestavo poca attenzione, e fin da bambina il mio vocabolario thai era molto limitato: conoscevo pochissime frasi semplici che mi servivano solo per far sapere a mia nonna e ai miei parenti se avevo fame, sete, sonno o se mi aveva punto una zanzara.

Quando andavo a trovare mia nonna nelle vacanze estive, giocavo con gli altri bambini senza però capire cosa mi dicessero, ma non è che avessimo bisogno di fare chissà quali discorsi mentre giocavamo a nascondino o a saltare la corda. All’epoca avevamo stabilito qualche parola chiave che ci permetteva di capire che giochi avremmo fatto, e quello era sufficiente.

Però, sin dalle medie, avevo le mie cassette con musica thailandese (da ascoltare con l’immancabile walkman durante le ore di arte in cui disegnavamo e dipingevamo), e in camera mia avevo due grandi poster appesi all’armadio dove c’erano tutte le lettere dell’alfabeto: consonanti, vocali e dittonghi, con relative traslitterazioni realizzate da me con un pennarello indelebile, dopo aver ascoltato il suono da mia mamma.

I miei due dizionari: a sinistra quello che ho usato di più qui in Thailandia nei miei primi anni qui, a destra il mio primo dizionario thailandese-italiano
I miei due dizionari: a sinistra quello che ho usato di più qui in Thailandia nei miei primi anni qui, a destra il mio primo dizionario thailandese-italiano | Photo by Federica Maccari

Il mio primo vocabolario di thailandese lo trovai casualmente in un aeroporto di Roma, e costava ben 19.000 Lire. Non avevo mai visto un dizionario italiano-thailandese prima, e quindi chiesi ai miei genitori di comprarmelo.

Ricordo che lo lessi durante le vacanze, e una volta tornata in Italia chiesi a mia mamma di insegnarmi il thailandese, ma durai davvero poco: un po’ perché alla riapertura delle scuole mi ritrovai nuovamente piena di compiti da fare, un po’ perché il metodo tradizionale con cui i bambini thailandesi imparano il thai è davvero molto noioso.

Al liceo ricominciai ad avvicinarmi allo studio del thai cercando di imparare almeno l’alfabeto, tant’è che nel mio portapenne di quarta e quinta liceo c’era un foglietto dove avevo stampato tutte le lettere e che riguardavo di nascosto durante le lezioni più noiose.

Ma sarà solo a fine dell’università che mi rimboccai davvero le maniche: scoprii un sito internet dove insegnavano le basi della grammatica, con tanto di esercizi di scrittura, così stampai la versione PDF e cominciai a leggerlo un po’ ogni giorno.

Il mio trasferirmi in Thailandia decretò l’inizio della pratica: Hatyai è una città poco conosciuta dagli stranieri occidentali, e negli uffici in cui ho lavorato solitamente c’erano solo i capi che sapevano parlare bene inglese, mentre i miei colleghi si limitavano a parlare in dialetto o in thailandese centrale. Ma fu proprio grazie al fatto che non parlavano inglese che potei costringermi ad applicarmi seriamente con la lingua, imparando presto diverse parole utili nel lavoro e sforzandomi di scrivere correttamente.

Non è stato un percorso facile (alla fine delle riunioni uscivo sempre con un gran mal di testa perché non riuscivo a capire quello che veniva detto, e spesso dovevo chiedere al capo di farmi un breve riassunto in inglese per capire quello che mi avrebbe coinvolto la settimana successiva), ma è stato sicuramente molto utile.

Francese 🇫🇷

tour eiffel
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La prima lingua straniera che ho studiato seriamente è stato il francese, a partire dalla seconda elementare (ricordo che all’epoca l’inglese non era ancora stata dichiarata “lingua internazionale”).

Il francese è una lingua che mi ha subito colpito, perché per molti versi ricorda l’italiano, per cui non ricordo di aver avuto particolari problemi ad impararlo. Ammetto poi che ho dei bellissimi ricordi sia della mia maestra delle elementari, sia della professoressa delle medie, che ci hanno insegnato il francese seriamente e trasmettendoci la loro passione per quella lingua (o almeno, così è come ho percepito io le loro lezioni).

Adoravo leggere a voce alta in francese, anche se ho sempre avuto un po’ di problemi a pronunciare la “R”. Purtroppo però, al liceo la mia passione per questa lingua è andata scemando, e durante l’università l’ho lasciata completamente da parte.

Qualche anno fa ho avuto modo di vedere un film in francese e di leggere qualche rivista in questa lingua, facendomi così tornare la voglia di riprenderla in mano.

Nonostante fortunatamente ricordi ancora molte cose imparate a scuola, ho provato di recente a seguire dei video su YouTube in francese, e ho “scoperto” che le francesi parlano davvero molto veloce! Non ricordavo assolutamente che parlassero così in fretta nella vita reale! (Però non demordo: in fondo tutte le lingue sono difficili da ascoltare, e a volte è solo “questione di orecchio” e di abitudine).

Inglese 🇬🇧 🇺🇸

westminster bridge e big ben
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Ho cominciato a studiare inglese in quinta elementare. L’inglese non mi piaceva molto, e soprattutto mi causava un sacco di problemi studiarlo contemporaneamente al francese. Ricordo che, soprattutto al liceo, era capitato diverse volte che avessimo l’ora di inglese e quella di francese una dopo l’altra, e il mio cervello non ce la faceva a passare da una lingua all’altra nel giro di pochi minuti.

Per fortuna, rispetto al francese, l’inglese aveva molte meno regole grammaticali (o perlomeno, così mi sembrò all’epoca), ma come lingua continuava a non piacermi granché.

L’unico motivo che mi spinse a migliorarmi nell’inglese furono le canzoni: già alle medie mi armavo di dizionario e traducevo le mie canzoni preferite su un quaderno ad anelli, rigorosamente a mano, copiando i testi in inglese dalle copertine dei CD. Quando arrivò internet, cominciai a scaricare i testi delle canzoni da internet, ma spesso la traduzione dovevo comunque manualmente perché all’epoca non si poteva stare su internet tutto il giorno.

Quegli “esercizi” mi aiutarono molto ad ampliare il mio vocabolario inglese, anche se non mi portarono mai ad avere chissà quali votoni a scuola. Eppure, attualmente, sono comunque in grado di sostenere una conversazione in questa lingua, magari non parlando perfettamente e sbagliando anche qualche tempo verbale, ma riuscendo a farmi capire da chi mi trovo di fronte.

Ad oggi, la maggior parte dei video che guardo sono in inglese, e per i primi anni che ho vissuto in Thailandia l’inglese mi ha più volte “salvato” dalle scritte thailandesi che non riuscivo ancora a leggere o capire.

Però c’è ancora così tanto da imparare, e, sebbene ancora oggi l’inglese come lingua non mi faccia impazzire, non posso non riconoscere che il padroneggiarlo può davvero aiutare molto in ogni campo.

Ciò che però attualmente mi attira molto è scoprire le differenze tra inglese-britannico e inglese-americano: sebbene sempre di inglese si parli, in realtà queste due lingue hanno molte differenze curiose, non solo di pronuncia, ma anche per quanto riguarda alcuni termini che si traducono in maniera differente a seconda se ci si trovi in Gran Bretagna oppure negli Stati Uniti.

Sapevate ad esempio che la parola “ascensore” è da tradurre come “lift” in inglese britannico, mentre l’americano lo traduce come “elevator”.

Spagnolo 🇪🇸

sagrada familia a barcelona
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Una delle lingue che avrei voluto studiare al liceo era lo spagnolo: purtroppo all’indirizzo linguistico del liceo scientifico che frequentai si poteva solo scegliere o inglese-francese oppure inglese-tedesco.

E quindi lo spagnolo rimase solo un sogno. Ebbi l’opportunità di fare un brevissimo corso di spagnolo fuori dall’orario scolastico, ma si trattò di un esperimento che purtroppo durò poco.

Ma il mio desiderio di imparare questa lingua è rimasto negli anni: sarà il suono di questa lingua, così simile all’italiano e allo stesso tempo così diversa, ad avermi affascinata. Oppure i climi caldi della Spagna, per non parlare di tutto l’immaginario legato all’america latina che si vedeva nei video musicali.

Ed in effetti, anche qui la musica ha giocato un ruolo fondamentale, come per l’inglese: non ho mai studiato seriamente spagnolo, ma ho ascoltato moltissime canzoni latino-americane, per cui qualche frase e parola le ho imparate nel tempo.

Quando ho “scoperto” le app per imparare le lingue, l’ho vista come un’opportunità per rimboccarmi le maniche e provare a studiare lo spagnolo seriamente. E per ora, devo dire che mi sta piacendo molto.

Inoltre, l’anno scorso ho scoperto un sito con molti corsi online, la maggior parte dei quali è proprio in spagnolo con sottotitoli in varie lingue: il riuscire a capire diversi passaggi anche senza sottotitoli mi ha spinto a volermi impegnare ancora di più, anche se non so se avrò mai occasione di parlarlo effettivamente.

Giapponese 🇯🇵

paesaggio con monte fuji
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La prima lingua asiatica che mi ha affascinato è stato il giapponese: sicuramente sarà stata la passione per manga e anime a influenzare questa curiosità verso questa lingua e questa cultura, e ho cominciato a voler imparare seriamente questa lingua già all’università, quando ero in fissa con un paio di cantanti giapponesi che accompagnavano i miei viaggi in pullman.

All’epoca però, imparai a malapena qualche parola presa qua e là dai testi delle canzoni, e finii per concentrarmi sugli esami di interior design, anche perché, nonostante le buone intenzioni, all’epoca non avrei saputo come fare per studiare seriamente il giapponese.

Sebbene ora ascolti più raramente le canzoni giapponesi, la voglia di riuscire a decifrare almeno qualche frase base di questa lingua mi è rimasta, anche se ammetto che i diversi alfabeti da imparare mi hanno spesso fatto esitare dal mettermici con impegno.

Coreano 🇰🇷

palazzo a seoul
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Questa è stata la mia passione più recente. Mi sono avvicinata alla lingua coreana e alla cultura della Corea del Sud nel 2019, dopo aver sentito la canzone Boy with Luv dei BTS e Halsey (l’unico motivo per cui avevo ascoltato quella canzone in effetti era perché c’era Halsey, all’epoca non mi interessavo affatto di musica K-POP).

Inizialmente, rispetto alla lingua giapponese, il coreano “mi suonava davvero male” alle orecchie, ma ammetto che, a forza di ascoltarlo, ho cominciato ad apprezzarlo, “colpa” anche di altri gruppi musicali tra cui le BlackPink, le Mamamoo e le Dreamcatcher.

In particolare, adoro le Mamamoo (di cui vi avevo anche parlato in un post su Ko-Fi), ma spesso i loro contenuti non presentano alcun sottotitolo inglese (e a volte questi vengono caricati solo molti giorni dopo l’uscita dei video musicali).

Questo mi ha spinto a cominciare a indagare sull’Hangul, l’alfabeto coreano, che si dice sia talmente semplice da poter essere imparato in pochi giorni.

E ammetto che, una volta cominciato a studiare il coreano, ho cominciato ad apprezzarlo molto più del giapponese – da un certo punto di vista è molto più semplice e facile da memorizzare, per non parlare dell’estetica delle sue lettere, che sono veramente belle da vedere (a questo proposito, la lingua thailandese è molto bella esteticamente, ma farci delle grafiche interessanti è davvero complicato).

Non so se sia solo un’impressione, ma il coreano sembra davvero molto semplice come lingua, anche se riuscire a seguire una conversazione è davvero difficile, però mi piace pensare di essere solo alle prime armi e di poter, in futuro, riuscire perlomeno a capire a grandi linee il significato dei testi delle canzoni anche senza traduttore.

dispositivo per traduttori
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Motivazioni

Ecco quindi le mie motivazioni per ognuna di queste lingue. Facendo un piccolo riassunto, posso dire che:

-thailandese: voglio ampliare il mio vocabolario ed essere in grado di sostenere conversazioni su vari argomenti e leggere libri in thailandese; -francese: voglio recuperare le mie conoscenze di francese ed essere in grado di seguire facilmente un video in questa lingua su YouTube;

-spagnolo: voglio essere in grado di capire il significato delle canzoni anche senza traduzione e poter seguire facilmente i corsi online anche senza sottotitoli; -inglese: voglio ampliare il mio vocabolario con oggetti di uso comune ed emozioni, in modo da poter leggere serenamente fumetti online e seguire più facilmente contenuti video; inoltre voglio scoprire le differenze tra inglese britannico e inglese americano;

-coreano: voglio essere in grado di leggere il coreano (al supermercato qui in Thailandia ci sono un sacco di prodotti con etichette coreane!) ed essere in grado di capire a grandi linee le video interviste dei gruppi musicali e i testi delle canzoni;

-giapponese: voglio imparare qualche parola e frase base, anche per seguire i testi delle canzoni. E imparare a riconoscere le lettere di ogni tipo di alfabeto per poter capire chiaramente, quando mi trovo davanti ad una scritta asiatica, se si tratta effettivamente di un prodotto cinese o giapponese.

Avere ben chiaro il perché si sta studiando una lingua e quali obiettivi si vuole raggiungere può aiutare non solo a capire quanto tempo dedicare allo studio di quella lingua, ma anche a mantenerci motivati nel tempo.

Ovvio che non è obbligatorio studiare più lingue contemporaneamente, come faccio io, anzi, probabilmente meno lingue si studia e più è facile progredire velocemente. Ammetto che, in questo momento, la lingua che ha motivazioni “meno forti” sembra essere il giapponese, ed in effetti si tratta di una lingua che studio più perché ricordo di come mi avesse affascinata all’epoca degli studi che per un vero e proprio motivo pratico. Però, chissà, forse studiandola potrei trovare altri motivi che mi possano spingere a puntare ad un livello di comprensione superiore.

ragazza dubbiosa con in mano un libro e un tablet
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Lingue che non “mi suonano bene”

Ammetto che, indipendentemente dalle motivazioni sopra elencate, spesso mi sono chiesta quale sia il motivo per cui queste lingue mi ispirino così tanto da convincermi a ritagliarmi del tempo per impararle.

Sicuramente parte del loro fascino sta nel loro suono: ad esempio, tra le lingue che non mi ispirano per nulla ci sono il tedesco e il cinese, eppure di queste due lingue non è che conosca molto, se non il suono.

Ammetto che questo concetto, per cui ogni lingua abbia una sua propria musicalità, vada a influenzare come viene percepita una lingua da una persona straniera.

A pensarci, in effetti il sentire parlare una lingua è come ascoltare della musica: non è necessario capire il significato di ogni parola, ma la musicalità di ciò che viene pronunciato in qualche modo “ci parla” e ci fa provare delle emozioni differenti.

E voi? Quali sono le lingue che vi affascinano e quelle che invece non vi interessano/non vi suonano bene?

E voi? Quali sono le lingue straniere che vi affascinano e quelle che invece non vi interessano/non vi suonano bene?

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