Una domanda banale, quasi scontata. Almeno in Italia.
In Thailandia le cose stanno diversamente: sembra strano da dire, ma sono qui da cinque anni e ancora non ho trovato una giusta traduzione di questa domanda. Inizialmente, avevo tradotto questa frase con “เป็นยังไรบ้างคะ?” (da leggere: “peng yang rai bang ka”), ovvero “come va?”, ma quando ho provato ad usarla al mattino, appena arrivata in ufficio, mi sono ricevuta due occhiate interrogative, e sono rimasta spiazzata dalla domanda di risposta dei miei colleghi “in che senso?”.
Già, che senso ha questa domanda?
Alcuni potrebbero dire che si tratta di pura formalità: ricordo che quando ero più piccina e stavo muovendo i primi passi per imparare l’inglese, su uno dei fascicoli disney che avevo a casa, vidi Topolino (mi sembra, ma è passato tanto tempo e potrei sbagliarmi) dire la frase “Hi, how are you?” e sotto la didascalia, dove si spiegava che gli inglesi lo usano come saluto, e la forma più corretta con cui rispondere si tratta di “I’m fine, thanks” (anche quando in realtà non si stava affatto “fine”).
Ricordo che in quella vignetta si stava svolgendo un picnic, e di fronte a Topolino c’erano Minnie, Tip e Tap, i nipotini di Topolino.
La cosa strana era che tutti e tre rispondevano “I’m fine, thanks”, eppure Tap guardava sconsolato il suolo, perché gli si era rovesciato il succo di frutta e non avrebbe potuto berlo. La sua espressione dimostrava apertamente che non stava bene ed era triste, eppure aveva risposto come gli altri, perché?
Ricordo vagamente le parole usate per la spiegazione, ma so perfettamente il significato che si celava dietro quelle frasi: a loro non interessa affatto sapere se ti sei svegliata con la luna storta, o se ti senti giù di morale, o se invece sei felicissima o entusiasta per qualcosa: la domanda non fa che parte di un rito, chiamato “educazione”.
Uno ha già tanti problemi per la testa, perché dovrebbe perdere tempo ad ascoltare i problemi degli altri?
Questa morale mi aveva colpito. Ma è davvero così? Siamo davvero così cinici da fingere interessamento pretendendo che l’altro ti menta, in modo da sentirsi in pace con se stessi?
Chiedere “come stai” a una persona è prima di tutto un segnale che mandiamo nei suoi confronti per farle sapere che ci interessa di lei, che vogliamo fare una chiacchierata banale, piuttosto che stare in silenzio.
Forse in realtà vorremmo essere amici di quella persona, ma come fare per iniziare una conversazione senza sembrare dei ficcanaso? Cos’altro c’è di meglio per cominciare che un semplice “come va?”.
E invece qui, in questa parte di mondo, sembra non sia proprio così.
Facendo attenzione a come si rivolgono invece A ME, ho scoperto una cosa buffa: mi verrebbe da dire che i thailandesi ragionano un po’ come delle nonnine apprensive. In che senso? Semplicemente perché la domanda che ti fanno più frequentemente è “hai già mangiato?”.
All’inizio non capivo, e rispondevo con la stessa espressione perplessa che colpiva i volti dei miei colleghi alla domanda “come stai?”.
La conversazione più buffa che mi è capitata è stata questa (ve la traduco per comodità)
Collega: – ciao Fede, hai già mangiato?
Io – …
Guardo l’orologio che segnava le 16,00.
Riguardo la mia collega.
Io – ma pranzo o cena?
Sì, insomma, tralasciando che qui non esiste il concetto di “merenda” (ma esiste il concetto di SPUNTINO-A-TUTTE-LE-ORE-IN-OGNI-MOMENTO-DELLA-GIORNATA) a me una domanda del genere fatta a quell’ora mi ha lasciato confusa: ovvio che pranzo avrei già dovuto farlo da un pezzo, mentre era troppo presto per aver già cenato… ma quindi cosa voleva sapere da me la mia collega?
Niente, semplicemente voleva fare conversazione. Ed evidentemente mostrava il suo “interesse” per me domandandomi se avessi lo stomaco pieno (perché si sa, le persone affamate possono essere di cattivo umore o molto suscettibili).
Consapevole di questa piccola differenza, continuo ogni mattina ad entrare in ufficio esclamando “Good Morning!” e chiedendo poi ai miei colleghi come stanno e/o se hanno già fatto colazione… Mi sembra un modo migliore per iniziare la giornata piuttosto che arrivare, salutare e sedermi al computer in silenzio…
Voi che ne pensate?
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