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Podcast sulla Thailandia, Ep.23 – Choke Dee – โชคดี

ragazza con tazza di tè in mano e titolo del podcast

MyFedesign Chiacchiere e Tea – un Podcast sulla Thailandia

Oggi vedremo insieme il termine Choke Dee, che può essere tradotto come sostantivo “fortuna”, come verbo “essere fortunato” o “avere fortuna”, o ancora come augurio “buona fortuna!”.

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Buon ascolto (o buona lettura)!


Benritrovati in un nuovo episodio del podcast sulla Thailandia di MyFedesign. Io sono Fede e sono qui per farvi un po’ di compagnia con questa chiacchiera in cui vedremo insieme alcune parole e frasi thailandesi particolari che ci permetteranno di approfondire la cultura thailandese.

Si tratta di parole che spesso necessitano di una spiegazione aggiuntiva alla semplice traduzione in italiano, perché nascondono un significato strettamente legato agli usi e costumi dei thailandesi.

Io sono qui con la mia immancabile tazza di tè, ma sentitevi liberi di tenermi in sottofondo mentre fate altro; potete ascoltarmi mentre fate una passeggiata o vi allenate, mentre fate la spesa oppure mentre vi occupate le faccende domestiche.

E dopo questa breve introduzione, direi che è il momento di passare all’argomento di oggi.

La frase di oggi e il tè del giorno:

La frase di oggi è “Choke Dee” che si può tradurre come “buona fortuna”. Ma prima di andare ad approfondire tutto ciò che si nasconde dietro questo semplice augurio, andiamo a conoscere un tè particolare, ossia il tè al limone.

Molto spesso quando si chiede una tazza di tè si può notare come, insieme alla nostra bevanda, ci vengano portati in tavola anche una piccola teiera con del latte oppure un piccolo vassoio con delle fettine di limone.

Sebbene questa abitudine sembri essere tutta italiana, mi sembra di ricordare di aver visto portare in tavola il limone insieme al tè anche all’estero. Però ad esempio nel Regno Unito, capitale europea dei tè, questa combinazione non è molto apprezzata, mentre nella cultura asiatica tradizionale non si parla mai di aggiungere il limone dopo l’infusione del tè.

Ciò accade perché gli amanti di tè affermano che sia sbagliato aggiungere una fetta di limone al tè, in quanto il limone andrebbe a snaturare il naturale sapore dei tè.

Alcuni sostengono che aggiungere del succo di limone al tè lo renda più digeribile rispetto alla versione naturale, ma questa affermazione non è confermata dai nutrizionisti, e potrebbe essere semplicemente una propria convinzione.

Infatti i puristi del tè potrebbero consigliare come alternativa un tè nero aromatizzato agli agrumi, in modo da evitare di dover aggiungere il limone dopo l’infusione, ed ottenere invece una miscela con un sapore di agrumi molto più intenso.

I tè agli agrumi presentano infatti insieme alle foglie di tè nero anche le scorze di diversi frutti, solitamente arance e limoni. Visto che il sapore del tè si sviluppa durante il processo di infusione, avere una miscela che mescola foglie di tè e scorze di agrumi permette alla bevanda di essere egualmente infusa da entrambi gli ingredienti in maniera più omogenea.

Insomma, per fare un paragone sarebbe come fare una pasta salando l’acqua mentre questa si bolle, oppure aggiungere il sale dopo che la pasta è già cotta: il risultato, sebbene gli ingredienti siano gli stessi, non avrà lo stesso sapore. E forse, questo paragone vi aiuterà a capire perché gli amanti del tè sono tanto puntigliosi su questo aspetto.

L’augurio “buona fortuna” in italiano

“Choke Dee” ( โชคดี ) è il corrispondente italiano di “buona fortuna”, o dell’inglese “good luck”, ma oltre all’augurio, può anche essere utilizzato per dire “fortuna”, o “essere fortunato” oppure “avere fortuna”.

In Italia per scaramanzia solitamente non si usa molto augurare “buona fortuna” a qualcuno, perché si teme che, così facendo, si potrebbe invece portare sfortuna all’altra persona. Tant’è che la frase più usata è “in bocca al lupo”, nel senso di “andare nella bocca del lupo”.

Si dice che infatti questa frase abbia come significato letterale quello di “andare a cacciarsi nei guai”, e quindi finire nella bocca del lupo, che da sempre è visto come rappresentazione del male sin dalle prime favole di Esopo e La Fontaine, ed è rimasto tale fino ai nostri giorni – due esempi tra tutti, il lupo della favola di Cappuccetto Rosso e il lupo cattivo dei tre porcellini.

“In bocca al lupo” sembrerebbe essere un’espressione nata come augurio tra i cacciatori prima di una partita di caccia: sebbene il significato porti a pensare a qualcosa di negativo, in realtà la frase vuole essere un augurio di buon auspicio per ciò che si sta andando ad affrontare. Ed è per questo motivo che presto nacque la risposta “Crepi il lupo!”, frase che sembra voler rafforzare ulteriormente l’augurio e allontanare la cattiva sorte.

“In bocca al lupo” e il suo significato alternativo

In realtà avevo anche sentito un’altra interpretazione della frase “in bocca al lupo”, molto più positiva della precedente.

In natura la mamma lupo quando sposta i cuccioli li porta infatti in bocca, che diventa così il luogo più sicuro per i piccoli lupetti, al di fuori della loro tana.

Augurare in bocca al lupo quindi, secondo alcuni, potrebbe effettivamente avere un reale significato positivo, senza dover andare a interpretare la frase per antifrasi, cioè intendere il significato opposto a quello letterale.

Se si pensa alla fortuna come al lupo, ritrovarsi “in bocca al lupo” significherebbe essere protetti dalla fortuna stessa.

Si tratta sicuramente di una visione più romantica e meno ”macchinosa”, che però non trova molti riscontri storici a supportare quest’idea.

Choke Dee in thailandese: alternativa ad “Addio”

Personalmente mi è capitato di sentire “Choke Dee” come alternativa al saluto “Addio”. Quando due persone si salutano e non sono sicure di rivedersi ancora oppure sanno di non rivedersi presto, sono spesso queste due parole ad essere pronunciate.

Si tratta di un saluto che augura all’altra persona di poter essere fortunata durante il periodo in cui non ci si vedrà, e nei film è spesso anche usata tra due persone che si lasciano in buoni rapporti, ma che non hanno intenzione di continuare a frequentarsi.

Choke Dee o Su Su?

In thailandese non ci sono scaramanzie che portano a non augurare “buona fortuna” agli altri, però il termine “Choke Dee” non è usato spesso. Forse è perché per gli amici e i conoscenti, più che augurare “buona fortuna”, si preferisce mostrare il proprio supporto con la frase Su Su ( สู้ๆ – che abbiamo visto nella puntata 11 del Podcast ).

Ovviamente è possibile usare entrambe le frasi, a seconda delle situazioni, ma mi sembra molto interessante avere due alternative tra cui scegliere. In fondo, alcune sfide che ci si può ritrovare ad affrontare non si devono basare solo sulla fortuna: se ad esempio si deve fare un esame è molto più sensato “fare il tifo”, incoraggiando quindi l’altra persona a puntare sulle sue capacità e su ciò che ha studiato o su ciò che ha preparato per quell’evento.

Basarsi sulla fortuna o sulle proprie capacità?

Questa considerazione mi riporta alla mente un aneddoto di don Franco, il vecchio parroco di Villar Perosa. Prima di arrivare nella nostra diocesi, don Franco era stato sacerdote in altre parrocchie, e ci citava spesso di alcuni ragazzi che vedeva occasionalmente alcune mattine in chiesa, a pregare per il buon esito di un esame scolastico che si sarebbe svolto in giornata o in settimana.

Ricordo ancora le sue parole: “è bello che sei venuto qui a pregare Dio per aiutarti, ma dimmi: hai studiato?”. Ed in effetti, una volta un ragazzo gli rispose che no, non aveva passato molto tempo a studiare, altrimenti non sarebbe venuto in chiesa a pregare.

E don Franco non aveva potuto fare a meno di chiedergli “e come pensi che Dio possa aiutarti con l’esame se tu stesso non ti sei impegnato a studiare?”

In effetti non è così che funziona né con Dio né con la fortuna; e anche se è vero che il detto recita “la fortuna è cieca”, personalmente concordo con l’idea di arrivare preparati ad un evento invece di limitarsi a lasciar fare tutto in mano ad un’entità esterna, senza impegnarsi nemmeno un po’.

Poi, ovviamente, c’è da distinguere tra varie situazioni, senza dimenticare che spesso è necessario sia impegnarsi sia avere un po’ di fortuna. Ad esempio, per un esame si può studiare quanto si vuole, ma ci sarà sicuramente un argomento che conosciamo meglio rispetto agli altri. Certo, se ci capita una domanda proprio su quel tema, non possiamo che riconoscere di essere stati fortunati, così come possiamo incolpare la sfortuna nel caso in cui l’esame presenti solo domande sull’argomento su cui siamo meno preparati.

Insomma, la verità sta un po’ nel mezzo e dobbiamo accettare di avere controllo su alcune cose e di dover invece lasciare altre cose a dipendere dal caso.

E quindi non deve stupirci se in thailandese è possibile usare entrambe le espressioni in un’unica frase, come ad esempio questa: Ko Hai Choke Dee Na Ka! Su Su! (ขอให้โชคดีนะคะ สู้ๆ) che si può tradurre come “Ti auguro buona fortuna! Metticela tutta!”

Altri usi della frase “Choke Dee”

Oltre all’augurio, il termine Choke Dee può essere usato come sostantivo, “fortuna”, oppure come verbo, ossia “essere fortunato” oppure “avere fortuna”. Questo significato è anche quello più usato nella quotidianità, o almeno, io ho avuto modo di usarlo e sentirlo usare soprattutto in questo modo.

Ad esempio, Choke Dee perché ho trovato subito parcheggio, oppure perché non c’era traffico e non sono arrivata in ritardo. Ma anche, più banalmente, ci si sente Choke Dee se si va in vacanza al mare e si becca una bella giornata di sole.

Il termine Choke Dee ( โชคดี ) si contrappone a Choke Rai ( โชคร้าย ) che significa “sfortuna” o “essere sfortunato” o “avere sfortuna”.

La radice di entrambe le parole è la stessa, e cambia solo il suffisso. Singolamente, i due suffissi hanno un loro significato e si usano anche da soli come aggettivi. Dee ( ดี ) significa “buono” ed ha quindi un’accezione positiva, mentre Rai ( ร้าย ) significa “cattivo”, e porta con sé un’accezione negativa.

Oltre a questa coppia di termini, ci sono anche altre parole che hanno una radice uguale e si distinguono per il suffisso: lo sono ad esempio “Jai Dee” ( ใจดี ), che si usa per indicare una persona di buon cuore [ed infatti Jai ( ใจ) da solo significa “cuore”], e Jai Rai ( ใจร้าย ) che invece si usa per definire una persona cattiva – letteralmente è formato dalle parole “cuore” e “cattivo”, e va a definire l’indole malvagia di una persona.


Ma torniamo alle nostre due parole: Choke Dee e Choke Rai. Fortuna e sfortuna sono due concetti molto difficili da valutare in maniera oggettiva, perché per ogni evento è possibile vedere un lato positivo e uno negativo.

Ma non è forse questa distinzione tra il “guardare il bicchiere mezzo pieno” e il “guardare il bicchiere mezzo vuoto” che ci fa vedere una situazione fortunata oppure sfortunata, a seconda di ciò su cui ci andiamo a focalizzare?

Per capire meglio questo concetto, c’è una favola cinese che può aiutarci a schiarirci le idee.

La favola cinese dell’anziano contadino

C’era una volta un anziano contadino che viveva tranquillamente nella sua casa, insieme a suo figlio e al suo cavallo. Un giorno, il cavallo scappò dalla stalla, e nessuno riuscì a riprenderlo. I vicini di casa allora vennero a trovarlo per confortarlo:

Ci dispiace che il tuo cavallo sia scappato. È davvero una sfortuna, ora non riuscirai più ad arare i campi senza il suo aiuto!

Il vecchio annuì pensoso, mormorando “Sfortuna? Fortuna? Chi lo sa.

Qualche giorno più tardi, il cavallo tornò dal vecchio, seguito da altri sette cavalli selvaggi, e si stabilirono tutti nella stalla.

I vicini di casa, increduli, vennero a vedere la scena con i propri occhi, e commentarono la cosa con entusiasmo, dicendo al vecchio contadino:

Che fortuna! Il tuo cavallo è tornato con degli amici, e ora possiedi ben 8 cavalli! Sei stato davvero fortunato!

Il vecchio annuì pensoso, mormorando “Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa.

Il mattino seguente, il figlio del contadino si avvicinò ai cavalli selvaggi, e decise di provare a cavalcarne uno. Il cavallo dapprima si comportò bene, ma poi cominciò ad agitarsi, e lo disarcionò. Il ragazzo si ruppe la gamba nella caduta, e i vicini accorsero per aiutarlo.

Ah, che sfortuna!” esclamarono al vecchio contadino “Ora tuo figlio si è rotto una gamba e rischia di non riuscire più a camminare bene… e come farai con il lavoro nei campi? È vero che hai tanti cavalli, ma da solo non ce la farai mai! Che sfortuna!

Il vecchio annuì pensoso, mormorando “Sfortuna? Fortuna? Chi lo sa.

Qualche settimana più tardi, l’esercito imperiale entrò nel villaggio per arruolare tutti i ragazzi in salute: e il figlio del contadino, che aveva ancora la gamba rotta, fu lasciato a casa.

I vicini di casa non tardarono a commentare: “Che fortuna! Se tuo figlio non si fosse rotto la gamba, ora saresti rimasto da solo, e lui sarebbe andato al fronte, probabilmente a morire insieme agli altri ragazzi. Sei stato davvero fortunato!

Ma il vecchio, ancora una volta, mostrava un’espressione neutra sul volto, e mormorava “Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa.

Perché a volte un evento che oggi riteniamo fortunato, un domani ci porterà sfortuna, mentre un evento che oggi ci sembra sfortunato, può rivelarsi fortunato in futuro.

Conclusione

Ed eccoci arrivati alla fine di questo episodio del podcast di MyFedesign. Grazie per avermi dedicato un po’ del vostro tempo; spero che la puntata di oggi vi sia piaciuta.

Oggi abbiamo visto insieme il termine Choke Dee, che può essere tradotto come sostantivo “fortuna”, come verbo “essere fortunato” o “avere fortuna”, o ancora come augurio “buona fortuna!”.

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Mentre sorseggio il mio ultimo sorso di tè, vi auguro buona giornata e spero di rivedervi anche nella prossima puntata.

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