Ed eccoci all’ultimo lunedì di Gennaio: alzi la mano chi si ricorda ancora dei buoni propositi che aveva preso un mesetto fa! Allora, a che punto siete? Non mi direte che li avete già “dimenticati”? Lo so, Dicembre porta con sé un sacco di aspettative per l’anno nuovo, facendoci dimenticare che anche se cambia la data, le persone che andranno a vivere questo “nuovo anno” siamo pur sempre noi, con tutti i nostri pregi e difetti.
Il problema saremmo noi? No, o meglio, non del tutto: il problema è la maggior parte dei buoni propositi che prendiamo sono a lungo termine. “Il prossimo anno cercherò di essere più organizzata”. Bel proposito, davvero, ma l’anno è lungo, ed espresso così, questa frase vuol dire poco e niente. Ma se la facciamo diventare il titolo di un nostra nostra lista, allora le cose cambiano: vediamo in concreto cosa intendo:
Ecco, suddividendo in esempi concreti questo buon proposito, diventa subito più facile capire in quale modo vogliamo essere più organizzati. E testando durante Gennaio questi suggerimenti, potremo decidere se rivederli e riprovare durante Febbraio, sperando in risultati migliori, e così via fino ad arrivare a Dicembre e sorridere pensando al lavoro che abbiamo fatto.
Io ho fatto una cosa del genere con tutti i miei buoni propositi, suddividendoli in cose pratiche da fare (e da non fare), segnandomi sull’agenda i pro e i contro dei miei punti, in modo da poterli rivedere di settimana in settimana.
Ad esempio, mi ero ripromessa di rimettermi in forma e fare un po’ più di esercizio fisico, ma ho scoperto che le nottate passate a lavorare ore le consegne di alcuni lavori, se accumulate, dopo un tot di notti mi impediscono di avere l’energia necessaria per svegliarmi al mattino presto e fare la mia corsetta/camminata giornaliera.
Allo stesso modo, ho provato a spostare l’orario dal mattino alla sera, ma la cosa non ha funzionato – comunque questo mese ho avuto una consegna importante, quindi spero di riuscire a ricostruire una mia routine presto!
Però durante questo mese ho scoperto che ascoltare un podcast mi motiva di più nel decidere di fare un po’ di attività fisica rispetto ad ascoltare semplicemente un po’ di musica.
Ma a parte questi buoni propositi, a volte può essere utile cominciare dalle cose semplici: ad esempio, un mio obiettivo felicemente raggiunto del 2018 era di “imparare” a mangiare le olive!
Lo so, a qualcuno di voi potrebbe essere comparso un sorrisetto a questa notizia; ebbene, non sono mai stata un’amante delle olive, fin da piccola se me ne capitava qualcuna nel piatto, le passavo sempre a mia mamma, che invece le adora.
Ricordo che un giorno dovevamo comprare gli ingredienti per condire la pizza, e mamma Ralita ha voluto aggiungere anche le olive perché erano anni che non le mangiava, e io inizialmente le dissi di sì, ma solo se le metteva solo sulla sua parte di pizza.
Ovviamente mia mamma non resistette, e per rendere la pizza più “fotografica” le mise su tutta la teglia: storcendo il naso mi sono detta “o mi arrabbio, o mi adatto. Dai Fede, non far la stupida, è solo qualche oliva…”.
Così è nata un po’ come sfida con me stessa: inizialmente le tagliavamo a metà e non ne mangiavo più di 4 o 5 metà, poi, pian pianino, ho imparato ad apprezzarne il sapore, e adesso le mangio con tranquillità.
La sfida per il 2019? Imparare ad apprezzare la zucca! Al contrario delle olive, la zucca la mangio, ma non mi fa impazzire… così abbiamo cercato un menù con mia mamma che mi facesse approcciare meglio a questo frutto, e questo mese abbiamo fatto diverse insalate con zucca lessa, o anche un misto di patate e zucca al forno, condite con un filo d’olio e un po’ di spezie nostrane (rosmarino, origano).
Ovviamente non è che ho cominciato a mangiare chili di zucca, ma pian pianino, iniziando a inserirla come ingrediente in altri piatti, ho cominciato ad apprezzarla, e a capire in quali ricette mi piace e in quali meno.
Può sembrare un obiettivo semplice e banale, ma provate a pensare di dover per forza mangiare qualcosa che la vostra gola non vuol mandar giù, e allo sforzo che bisogna fare per convincere il proprio corpo a “fare un assaggio”: concorderete con me che non è proprio semplicissimo, vero?
Ma provate a pensare a qualcosa che non vi piace mangiare e rispondete un attimo a queste domande: perché non mi piace? è un cibo che mi farebbe bene? è solo una stupida ossessione per cui non lo voglio mangiare, o c’è qualcosa di più?
Personalmente queste domande me le sono poste diversi anni fa di fronte al re della frutta thailandese, il Durian. L’ho sempre detestato, con il suo odore fortissimo, la sua consistenza molliccia, l’impossibilità di prendere in mano il frutto “chiuso” per via delle spine… e sebbene mia mamma e la maggior parte dei thailandesi lo adorino, avevo sempre storto il naso quando me l’avevano offerto.
Poi mi sono resa conto che non l’avevo mai assaggiato! E mi sono detta: forse ti stai perdendo il frutto “della vita” solo per una questione d’orgoglio? Non è che solo perché in passato ti “faceva impressione”, lo devi schifare per tutta la vita no? In fondo maturare vuol anche dire essere in grado di rivedere le proprie opinioni: sei abbastanza coraggiosa per confrontarti con le opinioni della “vecchia” Fede? (Anzi, sarebbe meglio dire della giovane Fede).
E ho scoperto che il Durian non è così male come credevo.
Così mi sono detta che, anno per anno, avrei cercato di rivalutare ALMENO un cibo all’anno.
Ci sono poi delle cose che dopo aver riassaggiato continuano a non piacermi, non sto dicendo che bisogna accettare tutto, ma è anche divertente vedere come, crescendo, i gusti cambiano, letteralmente.
Ora, quando addento la mia fetta di pizza con le olive, mi sento un po’ più orgogliosa di me per essere riuscita a superare qualche pregiudizio.
E adesso, a fine gennaio riguardando ai miei buoni propositi penso “beh, se sono riuscita nella mia sfida di rivalutazione della zucca, riuscirò a portare a termine anche voi!”.
E voi? Come state affrontando la vostra lista di buoni propositi? E cosa ne pensate di questa “sfida con se stessi” a tavola?
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