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Le donne e il buddismo in Thailandia

Le donne e il buddismo in Thailandia
Photo by FotoArtist | Twenty20

Quando si parla di buddismo , si parla spesso di monaci uomini e si pensa spesso al Buddha Siddharta e ai suoi insegnamenti. Ma a preparare e partecipare ai riti e cerimonie buddiste sono soprattutto le donne, e può quindi capitare di interrogarsi sul loro rapporto con i monaci.

Castità e rispetto

Tra i precetti che i monaci si impegnano di seguire durante la vita monastica c’è anche la castità. Ciò significa che ci sono alcune regole da seguire per i monaci, tra cui:

  • evitare di trovarsi da solo in un luogo isolato con una donna
  • evitare di avere contatti fisici con le donne

Allo stesso modo, anche le donne devono evitare di avere contatti fisici, anche accidentali, con i monaci, ed evitare di trovarsi in situazioni “compromettenti” con un monaco.

Queste regole implicite non nascono dall’idea di una donna tentatrice o impura, come poteva accadere nel MedioEvo quando le donne erano dipinte o come sante o come streghe, bensì dalla necessità di evitare di mettersi in situazioni “pericolose” che possano far crescere il desiderio sessuale.

Può sembrare strano, ma c’è anche da ricordare che le vesti dei monaci sono esattamente quelli che vediamo: non saprei rispondere nello specifico, ma credo che anche per le temperature tropicali tipiche della Thailandia, i monaci siano vestiti effettivamente solo con le vesti arancioni con cui li vediamo di solito (per capirci, nella parte superiore i monaci sono effettivamente a petto nudo sotto la tunica).

La carne umana è debole, ed è quindi naturale pensare che per non fare qualcosa bisogna evitare di mettersi in una situazione in cui si abbia la possibilità di fare una determinata scelta.

Se un monaco non evita di avere contatti fisici con una donna, sarà molto più facile per lui mantenere il voto di castità; si tratta quindi di una questione di coerenza con il proprio status.

E dall’altra parte, le donne evitano di avere contatti fisici con un monaco in segno di rispetto per la sua scelta di vita.

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Photo by thananit_s | EnvatoElements

Monaci sui mezzi pubblici

È per questo motivo che solitamente se un monaco deve salire sui mezzi pubblici, le donne lasceranno che il monaco salga per prima, per vedere dove si andrà a sedere e cercare di non sedersi accanto a lui.

Nel caso dei Rot Song Teu (se non sapete di cosa sto parlando, potete recuperare il post in cui parlo dei mezzi pubblici QUI), di solito il posto accanto al guidatore è riservato ai monaci oppure alle donne incinte.

Anche nei luoghi pubblici, se capita di incontrare un monaco su un marciapiede o per strada, le donne faranno attenzione a mantenere una certa distanza dal monaco. Ciò però non significa “fare finta di non vederlo” o “evitarlo”.

In un certo senso, possiamo paragonare questa distanza a quella che solitamente ognuno di noi tende ad avere con persone che non conosce e che incontra in strada o sui mezzi pubblici.

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Photo by anonkrudsumlit | Twenty20

Offerte ai monaci

Nello scorso post abbiamo visto come fare “Tak Baat”, e se avete fatto attenzione avrete visto come durante questo tipo di offerta non si viene mai a diretto contatto con il monaco: il riso viene messo nel Baat tramite un cucchiaio, mentre frutta, sacchetti di cibo o cartoncini di yogurt da bere e latte vengono appoggiati sopra il coperchio del Baat.

Nel caso in cui si facciano offerte di altro tipo, come ad esempio i vassoi su cui sono preparati tutti i piatti per il pasto dei monaci, i monaci utilizzeranno un pezzo di stoffa che appoggeranno su una superficie, tenendo l’estremità con una mano. Sull’estremità opposta i fedeli, uomini o donne, appoggeranno le offerte, che possono essere vassoi con cibo, oppure piccoli vassoi tradizionali con buste con offerte in denaro, o anche bottiglie d’acqua. Dopo aver appoggiato l’offerta sull’estremità del pezzo di stoffa, il monaco potrà prendere gli oggetti, evitando così di dover toccare i fedeli.

Perché si usa la stoffa? Credo che sia perché in questo modo è chiaro quali sono le offerte che si vogliono fare e quali invece non lo sono. La stoffa crea un legame fisico tra chi dà e chi riceve, senza però che ci sia un effettivo contatto fisico tra i due.

Le donne e il buddismo in Thailandia
Photo by goodlifeupdate.com | nella foto a sinistra, una star che ha donato dei Kuti, l’abitazione di un monaco in un tempio, con un Kuti dietro di lei. A destra si vede come una donna possa fare delle offerte ai monaci senza toccarli direttamente, ma posando le offerte su un panno arancione, di cui si può intravedere l’estremità nelle mani del monaco.

I braccialetti dei templi

Un’usanza buddista prevede l’indossare dei braccialetti benedetti che hanno il compito di proteggere chi li indossa. Solitamente questi braccialetti vengono legati direttamente dai monaci, anche nel caso delle donne.

Quando si vuole farsi legare un braccialetto è sufficiente tenere il braccio ben fermo, offrendo il polso con il pugno chiuso e cercando di non muoversi. Il monaco farà altrettanta attenzione mentre lega le estremità del braccialetto, e posso assicurarvi che personalmente non mi è mai capitato nessun tocco accidentale.

In alcuni templi possono esserci dei monaci aiutanti, solitamente dei “Nen” ovvero dei monaci bambini che possono legare il braccialetto senza problemi, o nel caso di monaci particolarmente anziani questi possono benedire il braccialetto e lasciare che il fedele se lo leghi da sé.

Ci sono poi alcuni braccialetti con nodi speciali che possono allargarsi facilmente senza dover creare un nodo alle estremità: in questo caso il monaco può farlo passare dal vostro pugno chiuso nell’apertura massima del braccialetto, per poi lasciare che siate voi a regolare la larghezza a seconda della circonferenza del vostro polso.

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Photo by el_savva | Twenty20

Richiesta di udienza e consigli

Se una donna ha bisogno di chiedere udienza ad un monaco, per chiedergli consiglio o anche solo per organizzare un funerale o altre cerimonie, come le varie benedizioni della casa, della macchina o di un ufficio o anche di una coppia che sta per sposarsi, oppure per la parlare del monaco del desiderio del figlio di diventare monaco temporaneamente (ne ho parlato in questo post Khao Phansa) può farlo ma è bene che vada dal monaco accompagnata da qualcuno, uomo o donna che sia, e cercando di evitare posti isolati.

Se possibile, è meglio approcciare il monaco all’aria aperta o nelle aree porticate dove i monaci pregano ed effettuano le cerimonie, ed evitare di entrare nella sua abitazione personale, il Kutì, una specie di palafitta composta da una singola stanzina.

Piccola nota, che verrà approfondita in un post apposito: evitare SEMPRE di sedersi ad un livello più alto rispetto al livello a cui si è seduto il monaco, ed evitare di rivolgere i piedi nella direzione del monaco stesso. La cosa migliore se c’è una pavimentazione che lo consente è sempre sedersi per terra, ma è anche possibile sedersi su delle sedie se il monaco è seduto su un palco o su qualcosa di più alto rispetto alla sedia.

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Photo by mesamong | Twenty20 | anche nelle statue le donne e i monaci sono rappresentati su due livelli differenti

Unica eccezione: la mamma

L’unica eccezione a questa regola è la mamma. La madre è considerata l’unica figura femminile che può effettivamente continuare ad avere contatti fisici con il figlio anche dopo che ha indossato le vesti da monaco.

Ovviamente nei limiti della cultura thailandese. Vorrei ricordare che in questo paese il saluto si effettua con il Wai, ovvero congiungendo le mani davanti al petto e non dandosi la mano o dandosi baci sulle guance, nemmeno tra amici intimi. Le effusioni in pubblico non sono ammesse, e anche le coppie di fidanzati evitano persino di andare in giro mano nella mano.

Le occasioni in cui capita di avere davvero dei contatti fisici socialmente parlando sono veramente pochi, e se si parla di rapporti con i monaci sono ancora meno.

Ma questa eccezione è importante in alcuni contesti; se ad esempio un monaco si ammala, sua madre può recarsi ad accudirlo senza problemi nel suo Kutì, occupandosi non solo di dargli da mangiare, ma anche di lavarlo con panni e acqua tiepida se è troppo debole per farlo da sé, o se non è in grado di affrontare una doccia fredda.

Perché ancora adesso i monaci vivono una vita molto semplice; non tutte le abitazioni per i monaci hanno la luce elettrica, e i monaci infatti usano ancora oggi le candele se vogliono studiare la notte, e solitamente nei templi non hanno l’acqua calda.

Nei templi infatti si usava conservare l’acqua piovana e usarla per lavarsi, e ancora oggi questa usanza continua a vivere nelle aree in cui l’aria è ancora pulita e poco inquinata.

Le donne e il buddismo in Thailandia
Photo by Mr.Sutin | Twenty20

Donne nel tempio

Per finire, ci sono alcune accortezze che è bene tenere in considerazione quando si visita un tempio buddista. Se il tempio si sviluppa su più piani, e sul piano inferiore sono presenti statue di Buddha, è possibile vedere un cartello che invita le donne a non salire al piano superiore, per evitare di “mettere i piedi in testa a Buddha”.

Per gli uomini non si presenta questo problema, ed infatti il piano è accessibile per gli uomini; si tratta di una mancanza di rispetto nel senso buddista, per cui una donna non dovrebbe mai trovarsi ad un livello più alto rispetto ad un monaco, come abbiamo visto per quanto riguarda il sedersi.

È sessista che le donne siano trattate con regole differenti rispetto agli uomini? Beh, mi viene da chiedermi quale religione attualmente ancora in vita non lo faccia…

Fatto sta che in alcuni templi in città o zone turistiche è possibile alle donne accedere alla parte superiore anche se sotto sono presenti delle statue di Buddha. Si presume infatti che le donne straniere che salgano non siano buddiste e che non siano quindi a conoscenza di questa “regola implicita”, o forse viene chiuso un occhio per favorire il turismo. In ogni caso, se siete in dubbio, vi consiglio di chiedere a qualcuno del luogo se potete salire, in modo da poter essere più tranquille durante la visita.

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