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Ep. 02 Kin Mai Pen

MyFedesign Chiacchiere e Tea – un Podcast sulla Thailandia

Oggi vedremo insieme la nostra seconda frase in thailandese, Kin Mai Pen, ovvero “non lo so mangiare”, Una maniera educata ed alternativa al “questa cosa non mi piace”, che permette di far capire le proprie preferenze alimentari senza rischiare di deludere chi apprezza quei piatti, e chiedendo silenziosamente il rispetto delle proprie posizioni, per evitare che qualcuno vi metta nell’antipatica posizione di dover assaggiare qualcosa per forza.

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Ecco qui la seconda puntata del podcast sulle espressioni thailandesi comuni difficili da tradurre in italiano.
Per chi preferisse, può recuperarlo su YouTube, Spotify, Apple Podcast, Google Podcast, Castbox oppure leggere qui sotto la trascrizione del copione.

Buon ascolto (o buona lettura)!

Benvenuti sul podcast di MyFedesign. Io sono Fede, e sono qui per intrattenervi con qualche chiacchiera mentre sorseggio una buona tazza di tè caldo. Approfittatene per prendervi anche voi una pausa con me, oppure tenetemi come sottofondo mentre fate le faccende domestiche, o vi allenate, o fate qualche altra attività noiosa.

In questa serie vi parlerò di alcune frasi e parole thailandesi particolari, perché non hanno una traduzione immediata, oppure perché non hanno un corrispettivo italiano. Se volete saperne di più sulla cultura thailandese, potete trovare altri post interessanti sul blog myfedesign.com.
Ma basta con le chiacchiere, passiamo subito all’argomento di oggi.

Dalle mie parti, in Piemonte, c’è un detto che recita “non tutti i gusti sono alla menta”. Il significato è semplice: non ci si può aspettare che a tutti piacciano le stesse cose. Ma come fare per dire garbatamente a qualcuno che un cibo non ci piace?

In Thailandia c’è una frase apposta “Kin Mai Pen” che viene usata spesso ma che può causare un po’ di confusione, a causa del significato primario delle parole utilizzate.

Oggi voglio spiegarvi cosa si nasconde dietro questa frase, e vi racconterò anche qualche aneddoto personale che ho avuto con alcuni piatti thailandesi.

Per la nostra chiacchierata, oggi mi sono preparata un tè al mango. Si tratta di un tè nero, le cui foglie sono state ossidate, per dare al tè un corpo pieno e un aroma più intenso, aromatizzato al mango, che gli dona un sapore estivo ed esotico, con un gusto dolce ed un leggerissimo retrogusto aspro tipico di alcune tipologie di mango.

Innanzitutto, da che parole è composta la frase “Kin Mai Pen”?
Kin è il termine utilizzato per “mangiare”. “Mai” è la negazione, e possiamo tradurlo facilmente con “non”. Mentre “Pen” genericamente è usato come il corrispondente thailandese del verbo “essere”, ma può anche essere tradotto come “saper fare qualcosa”.

Piccola parentesi, in thailandese i verbi non si coniugano, quindi il verbo “KIN” preso fuori contesto significa semplicemente “mangiare”, e per coniugare il verbo è sufficiente aggiungere il soggetto davanti al verbo. Ad esempio, la frase FEDE KIN KAO, è da tradurre come “Fede mangia il riso” e non “Fede mangiare il riso”. Da questo punto di vista, in thailandese è molto facile formare le frasi proprio perché non bisogna coniugare i verbi.

Traducendola letteralmente, la frase “Kin Mai Pen” significa “non lo so mangiare”. La mia reazione, la prima volta che ho sentito questa frase è stata: “in che senso? Per mangiare qualcosa, basta che te lo metti in bocca, mastichi e mandi giù. Non è complicato…”

Ovvio, ci sono anche piatti complicati davanti ai quali uno non sa da dove partire, come ad esempio il Miang Kam, dove vi arriva in tavola un vassoio con foglie di Cha Plu, una ciotolina con la salsa di gamberetti e tantissime altre ciotoline con altrettanti ingredienti tagliati a dadini o in scaglie, come cipolla rossa, peperoncini, zenzero, lime, cocco tostato, arachidi, gamberetti secchi.

Effettivamente, in questo caso, rispondere “non lo so mangiare” è lecito, perché non è intuitivo capire come abbinare gli ingredienti. (Se siete curiosi di saperne di più, vi invito a passare sul blog dove troverete un articolo sul Miang Kam in cui è presente anche un video di spiegazione in cui vi faccio vedere come creare un boccone di Miang Kam).

Ma se ti trovi davanti ad un piatto unico, come potrebbe essere un riso fritto o una pasta, oppure davanti ad un frutto o ad un dolce, sentirsi rispondere “No, grazie, non lo so mangiare” può creare molta confusione.

In realtà, sembrerebbe che la frase “Kin Mai Pen” derivi da un’altra frase, “Kin Mai Pen Rod-Chaad” dove “Rod-Chaad” significa gusto. In questo caso, la frase può essere tradotta come “Non mi piace quel gusto”.

Ecco dunque che, con questa nuova definizione in mente, possiamo pensare a “Kin Mai Pen” come ad una frase educata per evitare di dire in maniera diretta che un determinato piatto non sia buono o abbia un gusto che non ci piace. In questo modo, non si rischia di offendere chi invece apprezza quel determinato piatto.

Kin Mai Pen mette l’accento sul soggetto che mangia, e non sul piatto che viene mangiato. Non è che la polenta non sia buona, è che io non la so apprezzare, e quindi io non la so mangiare.

Se dico che io non so mangiare una cosa, non svilisco chi invece apprezza e ama quel determinato alimento. Ma allo stesso tempo, pretendo anche che tu non mi obblighi a mangiarla.

Io non bevo caffè, non credo di averlo mai assaggiato, e non mi interessa neanche di assaggiarlo, quindi posso dire che non lo so bere. Ma ciò non significa che chi lo apprezza sbagli. Semplicemente, abbiamo gusti diversi.

Facciamo un esempio all’italiana, per spiegare meglio il concetto. Scommetto che se arrivassi con una pizza all’ ananas e cominciassi ad offrirla a destra e a manca, la maggior parte degli italiani mi darebbe un’occhiataccia e direbbe che quella non è una vera pizza, e che la pizza con l’ananas fa schifo.

Ora, io immagino che molti di coloro che sono contro la pizza con l’ananas in realtà non l’abbiano mai mangiata, e che quindi parlino un po’ per pregiudizio; non si tratta di qualcuno intenzionato a provare la pizza con l’ananas, perché pensa che questo abbinamento non sia buono.

(Piccola parentesi: esistono nel mondo 37 differenti tipologie di ananas, ognuna con un gusto leggermente diverso dalle altre. Così come ci sono alcune tipologie di mango che sono più adatte per essere accoppiate con lo sticky rice, ci sono anche tipologie di mango che sono troppo aspre per essere utilizzate per realizzare questo tipo di dolci, e credo che si possa parlare della stessa cosa quando si parla di abbinamenti; non tutti gli ananas possono essere messi sulla pizza, ma alcuni tipi di ananas hanno un gusto che si sposa bene con gli altri ingredienti della pizza).

Se invece di partire con una frase negativa come “la pizza all’ananas fa schifo”, che sembra quasi una provocazione contro chi invece ama la pizza all’ananas, immaginate come un semplice “no grazie, non la so mangiare” porti un approccio molto più neutro e non metta in imbarazzo chi ve l’ha offerta.

Kin Mai Pen viene infatti spesso usato anche nel caso in cui ci si trovasse davanti ad un piatto nuovo, che non si ha mai avuto occasione di assaggiare, ma che non vogliamo mangiare, sia perché magari esteticamente non si presenta bene, sia perché ha un abbinamento di gusti che non ci sembra poter essere buono.

Dire “Kin Mai Pen” è un modo educato per dire “No, grazie”, e che sottointende anche la propria avversione a provare quel determinato alimento, dove invece l’espressione “Mai Koey Kin”, oppure “Mai Koey Kin Ma Koon” ovvero “non l’ho mai mangiato” e “non l’ho mai mangiato prima” presuppone invece curiosità e voglia di assaggiare qualcosa di nuovo.

In entrambi i casi, si parla di qualcosa che non si è mai mangiato prima, ed in effetti “Kin Mai Pen” può essere utilizzato sia in riferimento ad un alimento nuovo, sia in riferimento ad un qualcosa che si è già assaggiato in passato, ma che non ci è piaciuto.

È vero che in thailandese esiste anche la frase “Mai Chop Kin”, ovvero “non mi piace mangiare (quella cosa lì)”, ma personalmente mi è capitato di sentirlo usare molto meno, e solitamente solo tra i giovani.

Ed ora, un piccolo aneddoto.

Ero ad Hatyai, e lavoravo come interior designer in un ufficio di architettura e costruzione. Era pausa pranzo e le mie colleghe volevano andare a mangiare il Kanom Chine, ovvero degli spaghetti di riso in cui è possibile scegliere tra diversi tipi di brodo, da consumare con verdure fresche e da accompagnare eventualmente a pollo fritto o uova sode.

Di solito vengono preparati 3-4 tipi di brodo diverso, di cui ce n’era solo uno poco piccante – il resto, per la me dell’epoca, era davvero troppo piccante. Ora, questo brodo, il Kaeng Kiaw Waan, è un curry verde a base di latte di cocco, con retrogusto dolce, e all’interno si possono trovare melanzane, rape, pollo e zampe di gallina.

Dovete sapere che molti thailandesi vanno matti per le zampe di gallina, e c’era anche stato un periodo in cui le mie colleghe dicevano che mangiarle faceva bene perché avevano tanto collagene.

Per questo motivo, al contrario degli altri brodi, il Kaeng Kiaw Waan viene servito dal proprietario del ristorante, e non ci si può servire autonomamente, proprio per evitare che qualcuno prenda troppi pezzi di pollo o troppe zampe.

La cuoca, forse perché mi aveva preso in simpatia per la mia pronuncia ancora stentata e il mio senso di spaesamento all’interno del locale, mi riempì il piatto di zampe di gallina, prima che potessi fermarla.

Presi il mio piatto, mi sedetti con le colleghe, e cominciai a guardare come le mangiavano. Ebbene sì, il mio metodo di approccio ai cibi strani è sempre guardare cosa fanno gli altri e poi imitare.

In pratica, le mie colleghe “ciucciavano” le diverse parti della zampa, lasciando solo le diverse ossa nude in un angolino del piatto. Giuro che ci ho provato. Ma, oltre al sapore che non mi diceva nulla, il dover ciucciare le zampe di gallina non mi faceva impazzire, proprio per nulla.

Alcune mie colleghe hanno notato il mio disagio, e mi hanno chiesto come mai ne avessi prese così tante, e io spiegai che me le aveva date la cuoca prima che potessi dire qualcosa. Fu allora che mi dissero che, per le volte future, avrei dovuto ordinare dicendo fermamente cosa non volevo – ed in effetti, è una cosa molto frequente in Thailandia ordinare un piatto e specificare subito dopo cosa NON mettere proprio per evitare di trovarsi nel piatto qualcosa che non si vuole mangiare.

E quando abbiamo chiamato la cuoca per pagare, alla sua domanda “Come mai non hai finito il tuo piatto?” Ho risposto un po’ imbarazzata “Mi dispiace, ma non le so mangiare”.

Grazie per essere arrivati fino alla fine di questo episodio del podcast di MyFedesign.

Oggi abbiamo visto insieme la nostra seconda frase in thailandese, Kin Mai Pen, ovvero “non lo so mangiare”, Una maniera educata ed alternativa al “questa cosa non mi piace”, che permette di far capire le proprie preferenze alimentari senza rischiare di deludere chi apprezza quei piatti, e chiedendo silenziosamente il rispetto delle proprie posizioni, per evitare che qualcuno vi metta nell’antipatica posizione di dover assaggiare qualcosa per forza.

Se vi è piaciuta questa puntata e volete lasciarmi un vostro commento, potete trovare tutti gli episodi sia sul blog myfedesign.com sia nella playlist sul canale YouTube MyFedesign. E mentre sorseggio il mio ultimo sorso di tè, vi auguro buona giornata e spero di rivedervi anche nella prossima puntata.

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