Uno degli spettacoli più particolari a cui si può assistere in Thailandia è sicuramente il Khon (โขน), ovvero la danza tradizionale thailandese in maschera. Considerato Patrimonio Culturale dall’UNESCO, il Khon racchiude in sé diversi elementi della cultura thailandese che hanno da sempre affascinato gli stranieri, fin dal XVII secolo quando Re Luigi XIV mandò il diplomatico Simon de la Loubère nel regno del Siam per studiare questo tipo di spettacoli.
Cos’è il Khon
Il Khon unisce danza e arti marziali, strumenti musicali tradizionali e maschere che permettono agli spettatori di identificare con un solo sguardo i protagonisti delle storie portate in scena, solitamente ispirate al Ramakien.
Ciò significa non solo che la maggior parte delle vicende è conosciuta dai thailandesi, ma anche che il linguaggio utilizzato contiene parole di alto livello e parole arcaiche. Il tono cantilenante dei discorsi inoltre non facilita affatto la comprensione dei dialoghi per chi non è un thailandese, ma sebbene io non riesca a capire tutto, trovo questi spettacoli molto affascinanti.
Gli attori possono essere sia uomini sia donne, e sebbene inizialmente la divisione dei ruoli fosse molto netta, con le donne che potevano interpretare solo angeli e dee, attualmente le donne possono impersonare anche scimmie, solitamente appartenenti all’esercito di Hanuman, e demoni.
Durata e linguaggio nei Khon
Assistere ad un Khon significa spesso assistere ad uno spettacolo di diverse ore che alterna momenti più tranquilli a scene d’azione e combattimento, e, sebbene questi spettacoli spesso non siano pensati per essere capiti appieno da un pubblico straniero a causa della lingua, vedere l’impegno nella recitazione e l’esecuzione delle azioni di combattimento è qualcosa di veramente particolare.
Non c’è nulla nella tradizione occidentale simile a questi spettacoli, e se volete avere un’idea di cosa sto parlando, vi lascio il link di uno spettacolo qui sotto, così che possiate dare un’occhiata.
Lo spettacolo dura circa due ore e mezza, ma vi assicuro che basteranno i primi 25 minuti per capire che tipo di spettacolo si tratta: la scena si apre nel palazzo di Thotsakan, con il coro che spiega la situazione: Thotsakan ha rapito Sita, e Phra Ram, o Rama, ha dichiarato guerra ai demoni per riavere la moglie. Nei primi minuti dello spettacolo, alcuni generali consultano Thotsakan, consigliandogli di riconsegnare Sita a suo marito per evitare la guerra. Thotsakan, credendo che i suoi generali lo vogliano tradire, scende dal trono e decide di punirli, in una scena semi-comica che unisce movimenti di danza e di combattimento, il tutto accompagnato da una musica realizzata ad hoc dall’orchestra di strumenti tradizionali.
Caratteristiche dei Khon
I gesti sono lenti, studiati e esagerati in modo che tutti gli spettatori possano vedere e capire chiaramente quello che sta succedendo. I movimenti delle mani e delle dita, sempre inclinate verso l’esterno, permettono agli attori di esprimere le proprie emozioni al posto del viso, che è coperto dalle maschere, salvo alcune eccezioni.
Le maschere sono dettagliate e tutte diverse le une dalle altre, e a seconda del colore della maschera è possibile identificare chi sono le divinità, le scimmie e i demoni. I vestiti sono molto curati, anche se mancano le scarpe, poiché nel Khon gli attori recitano scalzi, e l’oro è il colore di riferimento di quasi tutti gli accessori di scena.
I dialoghi vengono pronunciati con una cantilena che li rende più musicali di quanto avviene nella lingua parlata ogni giorno, richiamando ad un orecchio inesperto le preghiere recitate nei templi buddisti durante le funzioni.
Spettacoli lenti, a cui assistere senza fretta
Assistere ad un Khon significa assistere ad uno spettacolo artistico portato avanti da secoli fino ai giorni nostri, e che continua a divertire e intrattenere giovani e adulti, in una maniera molto diversa dalle forme d’arte occidentale.
I Khon sono molto lenti, lo ripeto ancora una volta, e assistervi una prima volta può far storcere il naso ad alcuni che potrebbero pensare “ma perché per una scena del genere ci stanno impiegando il triplo del tempo necessario?”.
Nello spettacolo di cui vi ho lasciato il link qui sopra, i due demoni impiegano ben 5 minuti per separarsi dal generale che Thotsakan ha costretto all’esilio, per la sua proposta di riconsegnare Sita a Rama. Si tratta di un addio straziante che sarebbe potuto durare un paio di minuti, eppure per lo spettacolo è stato scelto di dargli molto più spazio.
I dettagli della recitazione
Gli attori portano le maschere, e non sono in grado di esprimere le loro emozioni tramite le espressioni facciali; ecco quindi che tutta la recitazione sta nella postura, nei movimenti delle mani, nel continuo tornare sui propri passi e guardare a destra e a sinistra, mentre si sta per prendere una decisione.
Non bisogna avere fretta nel recitare, per evitare che il pubblico possa non comprendere il messaggio che l’attore vuole esprimere, e anche per gli spettatori non c’è desiderio che lo spettacolo finisca in fretta. Assistere ad un Khon significa gustarlo con calma, come si farebbe con un buon pranzo, e lasciarsi intrattenere facendosi coinvolgere con ogni personaggio portato in scena, sia esso dalla parte dei “cattivi” o dalla parte dei “buoni”.
Ed in un momento storico come il nostro, in cui si ha sempre fretta di voler tutto e subito, e non c’è più la pazienza di aspettare, il Khon ci ricorda che è importante il “qui ed ora”, di prestare la giusta attenzione a ciò che sta succedendo in scena, prima che passi e sia troppo tardi per apprezzarlo a pieno.
Qui sotto, vi lascio il link di un altro spettacolo, che ci porta dal minuto 15 circa fino al 25 nel regno di Hanuman, dove possiamo assistere alla danza delle scimmie al seguito di Hanuman, facilmente riconoscibile per il suo costume completamente bianco. Da notare il modo di muoversi delle scimmie, che è stato ricreato per risultare il più naturale possibile.
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