Uno dei templi buddisti più famosi in Thailandia è sicuramente il tempio Wat Rong Khun di Chiang Rai, opera del maestro Chalermchai Kositpipat. Molti stranieri lo conoscono con il nome di “tempio bianco“, perché è l’unico colore usato per questa opera architettonica è proprio il bianco.
L’artista dietro il progetto del tempio bianco
Il maestro Chalermchai, artista di Chiang Rai, ha progettato, costruito e finanziato il tempio. L’idea di partenza era trasformare l’area in un centro di meditazione e di studio per tutti coloro che vogliono imparare meglio la filosofia buddista.
Questo tempio bianco, inaugurato ai visitatori nel 1997, mostra una commistione di stile Lanna, tipico del nord della Thailandia, e dell’architettura moderna thailandese. Nel 2014, il tempio fu danneggiato da un terremoto, portando il maestro Chalermchai ad affermare che avrebbe demolito il tempio bianco per ragioni di sicurezza, senza aver alcuna intenzione di ricostruirlo.
Per fortuna, qualche giorno dopo, un team di esperti fece un’ispezione in cui risultò che la struttura del tempio non era stata danneggiata dal terremoto. Rassicurato dagli ingegneri, il maestro Chalermchai ha annunciato che avrebbe restaurato il tempio per riportarlo allo stato originale, chiedendo due anni di tempo per le riparazioni.
Visitare il tempio bianco
Attualmente, è possibile visitare il tempio ogni giorno dell’anno. Per gli stranieri è previsto un prezzo di ingresso di 100 baht, mentre per i thailandesi l’ingresso è gratuito.
NOTA: 100 baht sono circa 2.76 Euro,
al cambio del 14/02/2021 pari a 1 Euro = 36.20 Baht
Questa disparità, di cui vi ho parlato anche in questo post, è stato attuato per due motivi:
- attualmente il maestro Chalermchai si occupa di coprire la maggior parte delle spese mensili, per permettere a tutti i thailandesi di sentirsi liberi di visitare il tempio;
- i thailandesi buddisti sono soliti fare offerte al tempio, quindi in realtà le loro offerte spesso hanno un valore molto superiore al biglietto di ingresso pensato per gli stranieri.
Per quanto riguarda le offerte, il maestro Chalermchai ha fatto sapere che non sono accettate offerte sopra i 10,000 Baht, perché non rischiare di essere influenzato da grandi donazioni.
La struttura del tempio bianco
Quando in Thailandia si parla di “tempio” non si intende un solo edificio (ve ne avevo già parlato in questo post), ed infatti il terreno dove sorge il Wat Rong Khun è costituito da 9 edifici separati tra cui: il Phra Ubosot, una sala delle reliquie, una sala per la meditazione, una galleria d’arte e un quartiere residenziale per monaci.
Il ponte del ciclo della rinascita
Per accedere al Phra Ubosot, l’edificio principale del tempio, è necessario attraversare un ponte che sovrasta un piccolo lago. A decorare quest’area troviamo alcune statue di creature mitologiche metà umane e metà uccelli, le Kinnari (di cui vi ho raccontato un po’ in quest’altro post).
Davanti al ponte, sono presenti diverse aiuole in cui, invece dei fiori, troviamo centinaia di mani aperte, a simboleggiare il desiderio sfrenato. Per raggiungere il tempio è quindi necessario rinunciare alla tentazione, all’avidità e al desiderio, rappresentate dalle mani.
Una volta superata quest’area, sarà possibile raggiungere le “porte del paradiso”, che rappresentano l’ingresso al ponte vero e proprio. Questo ponte è protetto dalla Morte e da Rahoo, la divinità che causa le eclissi lunari nella mitologia induista e buddista.
Il Phra Ubosot
Anche il Phra Ubosot è completamente bianco, ma sono presenti diversi frammenti di specchi che aiutano a creare un gioco di riflessi particolare, che rende il tempio unico nel suo genere.
Sono inoltre presenti diversi elementi dell’architettura thailandese classica, come il tetto a tre livelli, e la presenza di numerosi serpenti Naga.
NOTA: I Naga sono conosciuti anche come Phaya Nak o Nakee
Curiosità: i bagni del tempio bianco
Come ogni luogo pubblico, anche al tempio Wat Rong Khun non potevano mancare i bagni per il pubblico. Sebbene sono presenti più edifici adibiti a questa funzione, c’è un bagno in particolare che è attira i visitatori, a causa dei suoi colori sgargianti.
Questo bagno infatti si distingue dal resto del tempio per il suo color oro brillante. La scelta di questo colore ha delle motivazioni ben precise: l’oro rappresenta il corpo e i desideri materiali, in particolare il desiderio di ricchezza, mentre il bianco del tempio rappresenta l’anima e la spiritualità.
Se già l’esterno mostra come il maestro Chalermchai abbia voluto soffermarsi su ogni dettaglio per renderlo adatto al contesto del tempio, l’interno non è da meno, con bassorilievi e mosaici particolari. Si può proprio dire che questo sia un ottimo posto dove farsi una foto!
Breve biografia dell’artista Ajarn Chalermchai
Il maestro Chalermchai, in thailandese Ajarn Chalermchai, dove Ajarn significa “maestro”, è un artista nato nel 1955 da padre cinese e madre thai-cinese, formatosi all’università Silphakorn fondata da Silpa Bhirasri, alias Corrado Feroci.
Laureatosi nel 1977, i suoi primi lavori furono considerati controversi sia dal governo thailandese, sia dai monaci e da altri artisti, che non apprezzavano il suo mischiare elementi di arte tradizionale buddista a immagini contemporanee e moderne.
Nel 1980 il maestro visitò lo Sri Lanka dove rimase per 6 mesi a studiare l’architettura, la scultura e la pittura dei templi buddisti di quella terra.
In seguito, i suoi lavori cominciarono ad essere accettati, tanto da portare lo stesso re Bhumibol Adulyadej, Rama IX, a commissionargli diverse opere.
È un Personaggio, di quelli con la P maiuscola, che si fa riconoscere per la sua risata rumorosa, il suo animo d’artista e l’amore per la Thailandia e per i thailandesi. Molti aspiranti artisti lo considerano la loro ispirazione, ed è capitato spesso, anche in periodo di Covid, di vederlo in programmi televisivi a incoraggiare i più giovani a continuare a disegnare e migliorarsi, dando loro anche gli strumenti per portare avanti le loro passioni, nel caso di ragazzi particolarmente bisognosi e/o talentuosi.
Le sue opere, tempio Wat Rong Khun compreso, sono ciò che lui definisce “patrimonio della nostra nazione”, ed infatti spesso il tempio stesso viene definito dal maestro Chalermchai l’opera che gli porterà l’immortalità.
“Solo la morte può fermare i miei sogni, ma non fermerà i miei progetti”
Riprendendo il concetto già espresso da Silpa Bhirasri/Corrado Feroci nel detto latino
ARS LONGA, VITA BREVIS
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